Si sta svolgendo in questo fine-settimana (chiuderà i battenti oggi, lunedì 29 gennaio) ArteFiera, la più blasonata rassegna italiana dedicata all'arte moderna e contemporanea, quella che segna dal punto di vista del calendario, la ripresa delle "contrattazioni" in fatto di compravendita di opere d'arte.
Riguardo questo avvenimento, vorrei segnalare un paio di spunti che mi sono sembrati interessanti, anche se si segno diametralmente opposto. Il primo è che le installazioni di videoarte assurgono ad opera d'arte vera e propria, ed a Bologna è possibile portarsi "a casa" per la modica cifra di 100-150mila euro un Bill Viola, indiscusso maestro statunitense del genere.
Come sottolinea Brunella Torresin nel suo commento alla manifestazione, pubblicato alcuni giorni fa su La Repubblica, "si tratta di una scelta fuori dal coro, tutt'altro che scontata" (quindi da applaudire, aggiungo io) destinata ad un pubblico colto e raffinato, anche perché, a differenza di una tela o di una scultura, una videoinstallazione potrebbe non essere sempre fruibile nel salotto della propria abitazione.
Il secondo spunto, meno decoroso del primo, ma altrettanto degno di nota, è relativo ad una bagarre tutta locale (di contro ai progetti di internazionalizzazione di ArteFiera, che sull'onda del successo ha programmato per quest'anno a Shangai una prima mondiale dal titolo SH-Contemporary) che si è venuta a creare tra promotori e direttori di mostre concorrenti, quali Artissima (Torino), il cui curatore Lorenzo Rudolf (consulente di Bologna, nonché curatore di Art Basel) è in predicato di passare alla direzione di MiArt (Milano) con la quale i rapporti non sembrano essere dei migliori.
A tutto questo si aggiunge l'annuncio di una new entry come Road Of Contemporary Art, che si terrà ad aprile presso la Nuova Fiera di Roma sotto la direzione di Roberto Casiraghi, ex direttore di Artissima e che da molti è vista come l'ennesima fiera generalista destinata ad avere poco spazio in un settore, per certi versi, già saturo.
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