29.11.06

A Roma la Fiera della piccola e media editoria


Anche se con un pò di ritardo rispetto alla data di apertura, dopodomani 7 dicembre, è il caso di sottolineare un appuntamento giunto alla sua quinta edizione, quello dedicato alla piccola e media editoria, che si tiene a Roma, al Palazzo dei Congresso dell'EUR. La manifestazione, supportata da un'importate campagna pubblicitaria a livello locale, ha il pregio di presentare le varie forme di scrittura (ed i modi di fare informazione), i personaggi che intorno vi ruotano, sotto una chiave di lettura che invoglia anche i più pigri e riottosi alla lettura e che, in modo del tutto volontario, strizza l'occhio ai giovani, il target di maggiore interesse per gli editori, grandi o piccoli che siano. Quest'anno gli espositori sfiorano quota 400, mentre 200 sono gli appuntamenti di un programma che prevede una partecipazione variegata, che va dal Premo Nobel Wole Soyinka all'immancabile Camilleri, da Paola Cortellesi a Franco Califano (si, proprio lui, il Califfo), fa Goffredo Fofi a Giobbe Covatta.
Vi consiglio di approfondire il programma della fiera, davvero ricco e stimolante, facendo un giro nel sito (vedere l'elenco dei link).
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28.11.06

Mostrare. L'allestimento in Italia dagli anni Venti agli anni Ottanta


"Un approccio storico-critico, una ricchissima documentazione su sessant’anni di attività progettuale e di realizzazioni in un settore che, relativamente sconosciuto a causa della sua strutturale provvisorietà, è da considerarsi parte rilevante della cultura architettonica italiana." Sarà anche di parte poiché curata da architetti, ma fa piacere sapere che che l'allestimento degli stand è considerato, come testualmente riporto dalla recensione pubblicata in questi giorni su www.archimagazine.com, parte rilevante della cultura architettonica italiana.
Approfitto di questo spazio per parlarvi di un libro che è una rarità, considerato il poco spazio che le fiere - e le tecniche di allestimento - trovano nella pubblicistica italiana. Con l’introduzione di Francesco Dal Co e un saggio generale dell’autore Sergio Polano sulla evoluzione del concetto di allestimento, il volume edito da Lybra, raccoglie saggi e interventi critici, commenti e immagini, sui diversi aspetti e problemi della progettazione per l’allestimento. Nell’Atlante iconografico invece sono presentati oltre 260 allestimenti, attraverso un’ampia selezione di immagini, ordinati cronologicamente.
Alcuni nomi: Albini, Aulenti, Baldessari, BBPR, Castiglioni, Di Puolo, Einaudi, Ferretti, Gardella, Gregotti, Mirenzi, Nizzoli, Pastor, Piano, Sartogo, Scarpa, Terragni, Valle, Zanuso.
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24.11.06

Le Fiere e il Punto Vendita evolvono parallelamente? (parte seconda)


La struttura di questa manifestazione, o meglio l'articolazione degli eventi che l'hanno costituita, propongono la riflessione contenuta nel titolo del post. Nel corso dei miei interventi di docenza ho sempre tenuto al collegamento e al parallelismo tra questi due mezzi di comunicazione che hanno in comune il fatto di essere "tridimensionali"; con l'evolversi delle tecniche di marketing scopriamo che, sia le Fiere - e gli spazi espositivi che ne creano l'ambientazione - che il Retail, puntano sullo straordinario impulso dato dal poter offrire al pubblico, dei visitatori o degli acquirenti, esperienze fortemente emozionali e coinvolgenti (nel caso del Punto Vendita, non a caso, si parla di retainment, ovvero reatail+entertainment), di provare e testare prodotti sotto forma di intrattenimento ludico o spettacolare.
Nell'ambito di una fiera, una tale formula, che appare valida sia a livello di titolo business sia consumer, ne aumenta le probabilità di successo, probabilità estesa anche agli espositori che decidono di applicarla, in quanto è ormai provato che i visitatori di un evento fieristico, utilizzano il mezzo come momento decisionale dell'acquisto di un bene, a monte del quale vi è un'analisi dei bisogni e delle varie opzioni che intervengono a soddisfarli, che è stata già maturata.
Colgo l'occasione per ringraziare Francesca Golfetto, professiore di Economia e gestione delle imprse presso la Bocconi di Milano, che ho il piacere di conoscere attraverso i suoi libri che hanno contribuito, personalmente, a maturare un approccio alla filiera fieristica sempre più completo ed ai cui insegnamenti faccio riferimento in vari momenti della mia attività professionale.
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Le Fiere e il Punto Vendita evolvono parallelamente? (parte prima)


A quanto pare, sembra di si, stando al resonconto - disponibile sul sito Expofairs.com - della terza edizione di BENé, la fiera del benessere che si è svolta a Vicenza dal 17 al 20 novembre scorsi. La manifestazione, oltre alla classica area espositiva, è stata arricchita da iniziative che hanno coinvolto i visitatori attraverso persorsi fortemente stimolanti da un punto di vita sensoriale, con la possibilità di provare con mano le più moderne tendenze in uso nelle beauty farm.
Nell'area della fiera è stato riprodotto hotel del benessere per illustrare come ogni struttura ricettiva può puntare al benessere dell'ospite, anche attraverso una progettazione attenta al comfort in ogni parte della struttura, e non solo nel centro benessere. Altro polo di attrazione è stata la Contrada Solare, una costruzione che ha fatto toccare con mano i concetti di bio-edilizia. Sono state organizzate dimostrazioni di massaggi ayurvedici, dall'hawaiano al massaggio shiamanico, al californiano, e molte sessioni a cui il pubblico ha partecipato attivamente, come nel caso delle meditazioni in movimento o dell'automassaggio estetico al viso. Negli stand e nelle cabine riservate sono stati offerti innumerevoli trattamenti di prova, per far conoscere al pubblico le discipline presentate in fiera.
Parallelamente a BENé, si è tenuta ExpoTèm appuntamento dedicato al tè e agli infusi: esaurite sono andate le iscrizioni degli appassionati per le degustazioni di tè cinesi doc, affollatissime le cerimonie del tè, cinese e giapponese, che ogni giorno hanno catalizzato l'attenzione dei visitatori.
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23.11.06

Le fiere come strumento di marketing territoriale: l'esempio del Convention Bureau della Riviera di Rimini


Leggo stamane che a giugno del 2008 verrà inaugurato il nuovo Palazzo dei Congressi di Rimini, La struttura, che grazie ai 38.000 mq di suolo occupato, si appresta a divenire la più grande d'Italia nel suo genere, è edificata della Società del Palazzo dei Congressi, controllata da Rimini Fiera, mentre la gestione dei servizi congressuali sarà affidata a Convention Bureau della Riviera di Rimini.
Il potenziamento dell'attività congressuale che inevitabilmente ne deriverà, non potrà che rafforzare la posizione di player di primo piano che la città romagnola occupa a livello internazionale e ciò fa mi porta a fare due ordini di riflessione. ll primo, è l'importanza che l'attività fieristica e congressuale (e degli eventi) ha in termini di ricaduta economica (positiva) sulle aree ospitanti; la seconda, riguarda l'indotto di comunicazione generato dagli eventi che in quel dato luogo si svolgono.
Il primo elemento attiene strettamente al marketing territoriale, in quanto le strutture fieristiche e congressuali (elementi pressoché inscindibili) utilizzano il territorio che le ospitano, ma restituisco allo stesso, una ricchezza costituita dall'insieme delle attività (allestitori, ospitalità, ristorazione, trasporti su varia scala, servizi ai visitatori e al personale, ecc.) che nascono e vivono grazie alla presenza delle strutture espositive.
Il secondo elemento di riflessione riguarda la propagazione dei contatti che una manifestazione è in grado di generare non solo in direzione degli addetti ai lavori, ovvero verso coloro che per motivi professionali vengono direttamente raggiunti da una comunicazione relativa ad un certo evento, ma sopratutto verso coloro i quali, involontariamente colpiti da una comunicazione, che arriva dalla televisione o dai giornali, finiscono con il connotare un luogo (ed i suoi abitanti) caricandolo di valenze e competenze di straordinaria importanza.
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22.11.06

AEFI, Associazione Esposizione e Fiere Italiane

Alcuni visitatori del mio blog mi hanno chiesto di inserire un calendario delle manifestazioni che si tengono in Italia e all'estero. Essendo questo un blog che non vuole fare concorrenza ai pochi siti specializzati in fiere, desidero rimandare coloro che vengono a farmi visita ai calendari già presenti in rete, come quello che è possibile consultare all'interno del sito dell'AEFI, l'organizzazione che rappresenta il sistema fieristico italiano. Sono 41 i centri fieristici che fanno capo a questa Associazione che si occupa di promuovere, sia in Italia che all'estero, gli interessi della categoria, di fornire servizi agli associati, di sviluppare progetti volti ad estendere la concorrenzialità e il prestigio internazionale dei settori rappresentati.
Il sito è di facile consultazione e contiene, tra l'altro, un calendario delle manifestazione che si tengono in tutto il mondo, con la lodevole scelta di inserire anche i piccoli eventi locali italiani, come ad esempio la XXVI Mostra Mercato del tartufo che si svolge fino al 26 novembre prossimo a Valtopina (Perugia). Per ogni manifestazione è presente una scheda sintetica con il link al sito dell'organizzatore al fine di ricercare maggiori informazioni.
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21.11.06

Le 3 S del Motor Show


Il Motor Show di Bologna, uno degli appuntamenti più attesi da centinaia di migliaia di appassionati del mondo dei motori, si avvicina a grandi passi: la 31a edizione è in calendario presso il quartiere fieristico felsineo, dal 7 al 17 dicembre 2006, con due giornate (il 5 e 6 dicembre) dedicate alla stampa e agli operatori professionali. La definitiva consacrazione di evento internazionale, è confermata dall'inserimento della manifestazione già dallo scorso anno nel calendario OICA (Organisation Internationale des Constructeurs d'Automobiles) che raggruppa i principali “Auto Shows” internazionali come: Parigi, Francoforte, Detroit, Tokyo e Ginevra.
Questo particolare invita a riflettere sull'evoluzione che le fiere consumer (poiché i saloni automobilisti questo sono) stanno o dovrebbero attuare per non perdere competitività rispetto alla concorrenza attuata da altri titoli, nazionali ed internazionali (vedi il caso del Salone dell'Auto di Torino), ovvero quella che può essere efficaciemente riassunta nelle 3 S di Socializzazione-Sperimentazione-Svago.
Il segreto del successo del Motor Show sta infatti nell'aver colto con grande tempismo, anzi, con largo anticipo, i nuovi bisogni espressi dal consumatore/utente di manifestazioni fieristiche in termini di sperimentazione di esperienze che soddisfano l'essere piuttosto che l'avere. Ecco quindi che i veicoli a motore (auto o moto che siano) vengono presentati al pubblico attraverso gare ad alto tasso adrenalitico quali gare che coinvolgono il pubblico al pari di un gran premio di Formula 1m test drive ed eventi culturali legati al mondo delle quattro ruote.
Ed è proprio ciò che, a suo tempo, Torino non riuscì a mettere in campo a causa non tanto di un immobilismo organizzativo, quanto per una carenza di spazi e infrastrutture adatte ad accogliere appuntamenti non strettamente legati alla sfera squisitamente espositiva, che oggi la città sabauda si sta avviando a superare.
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Le imprese italiane e il budget destinato alle fiere

Ricollegandomi al post precedente, vale la pena sottolineare come - secondo una ricerca CERMES-Bocconi - le dimensioni di un'organizzazione sono inversamente proporzionali agli investimenti destinati al comparto fiere, rispetto al mix di mezzi utilizzati per la comunicazione aziendale nel suo complesso.
Infatti, se un'azienda di 20 dipendenti destina quasi il 40% delle risorse dedicate alla comunicazione alle partecipazioni fieristiche, una con oltre 1000 dipendenti ne stanzia poco più del 17%. Lo stesso andamento è riscontabile mettendo in relazione gli investimenti nelle fiere e la quota in percetuale di export rispetto al totale delle vendite: l'azienda che esporta tra il 40 ed il 59% della propria produzione stanzia il 40%, mentre per le aziende che esportano il 10% la quota investita nelle fiere scende al 23,6%.
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Giovanni Rana e le fiere


Qualche giorno fa mi è capitato di leggere, non ricordo su quale testata o sito internet, della Laurea Ad Honorem in Relazioni Pubbliche conferita di recente dalla IULM di Milano a Giovanni Rana. Ricordo di aver incontrato il nostro ad una fiera (se non ricordo male, a Verona) molti anni fa, quando ancora il suo marchio non era noto al grande pubblico, in uno stand trasformato per l'occasione, in un ristorante dove gli avventori - trade e consumatori finali - venivano invitati da Rana in persona, a sedersi ed a gustare non un assaggio, ma un vero piatto di paste all′uovo o ripiene. Le capacità comunicative dell'uomo e dell'imprenditore allora parvero quasi eccessive, rispetto alla seriosità delle altre aziende espositrici.
Il successo che ne è scaturito, noto a tutti e sicuramente fortemente spinto dai massicci investimenti pubblicitari stampa e tv, risiede sicuramente, per una parte che ritengo assai poco trascurabile, nel modo di utilizzare il ‟mezzo‟ fiera, a testimonianza della sua forza e valenza in termini di opportunità di comunicazione e di vendita per un'impresa.
Ancora oggi, quando partecipo a manifestazioni fieristiche, mi imbatto in stand che testimoniano chiaramente la scarsa attenzione data a tali appuntamenti da molte imprese in termini di programmazione e organizzazione della partecipazione, di rapporti con il visitatore/prospect/cliente da parte dello staff di stand, ed altro ancora.
Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente in un riscontro negativo in termini di bilancio fatto dall'azienda al termine della fiera, che potrebbe decidere di diseratare quell'appuntamento o, peggio, di perdere fiducia nel mezzo. Ed in una economia come quella italiana, fatta di medie, piccole e piccolissime imprese, snobbare le fiere è un lusso che nessuno può permettersi.
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13.11.06

Perché un blog sulle fiere

Alcuni tra coloro che sono venuti a trovarmi nel blog hanno sottolineato l'importanza della mia iniziativa, volta a creare un luogo, anche se virtuale, per parlare e diffondere cultura riguardo un settore che riveste una enorme importanza dal punto di vista economico, soprattutto per un Paese come l‘Italia.
L‘idea di un blog dedicato al sistema fieristico si è andata concretizzando nel corso di una docenza che ho tenuto circa un mese fa ad alcuni laureati (e “masterizzati”) interessati ad accedere a tale settore; è emersa una grande lacuna informativa, fatta di scarsità di pubblicazioni librarie e di una stampa periodica per lo più dedicata alla calendarizzazione della varie iniziative sia in Italia che in Europa ed al noleggio di attrezzature varie ed infarcita di tanta, tanta pubblicità.
Una pubblicistica, quindi, sicuramente di grande utilità pratica ma che non tratta esaustivamente uno strumento che, a seconda da quale lato è visto - azienda, ente organizzatore, gestore di Quartiere - può essere considerato evento di comunicazione, strumento di relazione e di vendita, strumento di marketing territoriale.
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10.11.06

La Borsa Immobiliare di Roma organizza la IX edizione di RIMI


Si svolgera' dal 23 al 26 novembre prossimi la IX edizione di RIMI, la rassegna dedicata al mercato immobiliare, organizzata dalla Borsa Immobiliare di Roma con il patrocinio del Comune di Roma, Provincia di Roma e Regione Lazio. La manifestazione, ospitata nei padiglioni della nuova Fiera di Roma, e' divisa in quattro aree dedicate rispettivamente alla nuova edilizia e allo sviluppo urbano, alla compravendita ed agli affitti, ai servizi finananziari dedicati all'acquisto di un immobile ed alle ristrutturazioni.
Con il passare degli anni, RIMI si e' guadagnata il ruolo di principale esposizione nazionale del settore immobiliare si propone al pubblico ed operatori sotto la collaudata veste di mix mostra/meeting. Una vasta zona sara' dedicata all'incontro tra espositori e visitatori ed forum sara' presieduto da autorevoli relatori e mass media.
L'evento si preannuncia di estremo interesse anche per il coinvolgimento di aziende ed enti coinvolti nel piano generale di sviluppo urbanistico e nell'attività di project financing sul settore immobiliare.
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9.11.06

L’Italia dell’extravergine si prepara alla V edizione di Pane e Olio in Frantoio


Dopo due giorni di black out nel blog, dovuto ad una urgente manutenzione del mio computer, desidero portare alla vostra attenzione un evento, che non e' strettamente fieristico, ma si inquadra nell'ambito di quelle iniziative che attraverso la valorizzazione delle risorse tipiche di un territtorio, intendono incentivarne la conoscenza presso un pubblico sensibile alle varie forme di genuinita', in questo caso legate all'olio extravergine d'oliva ed al pane.
"Il 26 novembre 2006, infatti, Pane e Olio in Frantoio, iniziativa realizzata con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Città del Pane, giunge alla sua quinta edizione.
La giornata nazionale degli oli e dei pani tipici, volta a celebrare in oltre cento piazze italiane e nei frantoi delle Città dell’Olio il nuovo raccolto, vedrà la realizzazione di programmi di degustazione, visite guidate a frantoi e oliveti, rievocazioni dei riti della raccolta e molitura, e numerosi banchi d’assaggio. Gli oli saranno proposti in abbinamento al pane tipico locale, grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Città del Pane.
Questa giornata - dice Enrico Lupi, Presidente dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio – rappresenta un momento importante per i territori delle Città associate che potranno far conoscere da vicino il variegato mondo dell’olio e di un alimento che da sempre ha accompagnato la storia dell’uomo, il pane artigianale. Rappresenta un’eccezionale vetrina per far capire al pubblico l’importanza della qualità dei due prodotti principi della gastronomia italiana, un’occasione, continua Lupi, per diffondere la conoscenza e la cultura dell’extravergine proponendo anche una nuova chiave di lettura dei territori nei quali si produce contribuendo così allo sviluppo del ‘turismo dell’olio’.
Pane e Olio in Frantoio è un’occasione volta a far conoscere da vicino il variegato mondo dell’olio di qualità, una vera e propria festa al nuovo raccolto che unirà l’Italia da Nord a sud, dal Friuli alla Sicilia, dalla Liguria alla Puglia. Ogni città aprirà le porte ai visitatori più curiosi richiamando i turisti attratti dall’enogastronomia tipica in luoghi dove da sempre si coltiva l’olivo e se ne lavora il frutto seguendo metodi tradizionali, avendo rispetto per il territorio e l’ambiente.
In contemporanea a Pane e Olio in Frantoio, si svolgerà a Imperia la manifestazione OliOliva, dedicata ai sapori e alle produzioni tipiche del territorio ligure; la città si animerà con serate a tema, convegni e presentazioni sullo sfondo di valori storici, culturali e alimentari dell’olio e del pane."

Fonte del testo virgolettato: www.cittadellolio.it
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8.11.06

Tutto il mondo visto dall'alto


Permettetemi una divagazione nel campo dell'architettura. Riporto testualamente da La Repubblica del 7 novembre 2006: "In una città rinomata per i suoi panorami, San Francisco, quello che si gode dalla torre del De Young Museum consente di osservare una delle più radicali trasformazioni che stanno interessando il mondo dell'architettura: la crescente importanza dei tetti - e la prospettiva dall'alto che li mette in vista - nel design di edifici, quartieri e intere città. Grazie anche alla dilagante popolarità di Google Earth e di altri programmi web che offrono un modo nuovo d'interagire con l'ambiente cittadino, i tetti stanno perdendo sempre più la loro connotazione di angoli dimenticati del panorama urbano per assurgere al cuore stesso della pratica architettonica."
Da architetto, posso dire che il tetto di un edificio, il cosidetto "quinto prospetto" non lo scopriamo oggi. E' un elemento che nasce con l'architettura moderna, quella razionalista di Le Courbusier, per intenderci (siamo nei primi vent'anni del XX secolo), con l'intenzione di risarcire il terreno che sarebbe stato occupato dalla nuova edificazione. Ecco quindi che il tetto diveniva giardino, con alberi e piante; un luogo da vivere e non più solamente una copertura per difendersi dalle intemperie.
Ricordo ancora l'anno passato su un esame, a progettare un edificio alquanto improbabile (si trattava di una sorta di trampolino che si stagliava sulla valle del Tevere da un pendio collinare, più o meno coincidente con l'attuale moschea di Roma) il cui elemento peculiare era il trattamento del tetto.
Ciò che oggi fa cambiare la percezione di questo elemento architettonico è il modo di guardare le cose. L'articolo de La Repubblica (peccato che si tratti di una traduzione da un quotidiano statunitense) pone l'accento sulle nuove tecnologie di visualizzazione del suolo terrestre oggi a disposizione, come Google Earth, che permettono di vedere dall'alto tutto il pianeta, per cui di una città non appaiono importanti tanti i prospetti verticali, le pareti, quanto quelli orizzontali, i tetti, appunto.
Aggiungo una riflessione riguardo l'enorme facilitazione che la tecnologia mette a disposizione degli studenti d'architettura e ingegneria; quindici o venti anni fa il computer, in una università, veniva utilizzato poco più che come una calcolatrice e tutto il resta veniva fatto a mano. Oggi sarebbe impensabile restituire su carta un progetto architettonico senza l'aiuto dei CAD o di internet; basti pensare al poco tempo che ci vuole per scaricare immagini dalla rete per creare le ambientazioni del nostro progetto, mentre nel mio caso passavo intere nottate a fare i puntini con il famigerato rapidograph per simulare un prato e gli alberi visti dall'alto.

Il testo virgolettato è Copyright Los Angeles Times-Repubblica.
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7.11.06

Convegno TP "Comunicare l'arte e la cultura"


Vi comunico che il prossimo fine settimana, si terrà a Siena per iniziativa della TP (Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti, della quale faccio parte dal 2000), un interessante convegno dedicato alla comunicazine dell'arte e della cultura, un tema che mi sta particolarmente a cuore, avendomi visto negli ultimi anni protagonista in veste professionale e di docente.
Tra gli interventi programmati, oltre quello del sociologo Enrico Finzi, Presidente della TP e di Astra Ricerche, uno dei piò autorevoli players italiani nel campo delle ricerche di mercato, quello di Emanuele Pirella, Presidente di Lowe Pirella e Stefano Massari, vicedirettore creativo Saatchi & Saatchi.
La giornata di sabato 11 sarà dedicata ai soci TP che proporanno pillole di case history in sintonia con il tema del convegno.
E dal momento che saremo a Siena, terra di tradizioni culturali e gastronomiche per eccellenza, questa sarà una ghiotta occasione - nel senso letterale del termine - per degustare i prodotti tipici del luogo e scoprire monumenti e tesori d'arte, grazie ai tour offerti dalla locale APT.
Per saperne di più, linkate qui.

C'era una volta a Roma un bambino (terza e ultima parte)

Nei primi giorni del mese di novembre del 1984 inizia il mio percorso professionale in uno studio grafico di Roma, Consultrade Italia, dove vi rimango per ben 6 anni. Mi occupo della realizzazione di materiali destinati alla forza vendita di una multinazionale del calibro della Procter&Gamble.
Iniziano i contatti con la comunicazione sul punto vendita, ambito che svilupperò profondamente negli anni a seguire. Nel frattempo, siamo nel 1985, mi iscrivo alla facoltà di Architettura dell'Università La Sapienza di Roma, dopo aver tentato inutilmente di accedere all'ISIA e dopo essere stato ad un passo dal trasferirmi a Milano per studiare design.
Quasi contemporaneamente, mio padre mi offre la possibilità di entare in una grande azienda presso la quale si occupava di marketing, ma rifiuto. Oggi, me ne pento amaramente.

Il lavoro procede a gonfie vele e nel 1987 conosco Stefania, che sposerò nel 1999 dopo ben 12 anni di fidanzamento.

Il 1990 è l'anno della prima svolta. Con altri soci, fondo Advertising Promotion Design, una piccola agenzia ma con clienti di primissimo piano, che si dedica alla comunicazione sul punto vendita per conto di clienti come Procter&Gamble, Italacquae, Suchard Cote d'Or, Ericsson, Sigma Tau e tanti altri, comunque prestigiosi.

Circa un anno dopo, in circostanze del tutto casuali, conosco un architetto con il quale inizio una collaborazione durata per molti anni, nall'ambito dell'organizzazione di partecipazioni fieristiche per conto di grandi aziende ed enti pubblici. Per me si aprirà una nuova strada professionale che, sotto diverse spoglie, mi vede tutt'ora impegnato.
Quelli erano anni di "vacche grasse";lavoro a iosa e ben pagato.

A partire dal 1991 mi getto a corpo morto nella standistica e nell'allestimento di mostre ed eventi culturali in genere, lavorando per ACEA, ENIT, Alitalia, RAI, Trussardi, Lottomatica, ANCI, TIM, Allergan, Poste Italiane, Telecom Italia, ACI.
Ho la possibilità di viaggiare in Italia, Europa, Asia, America e di fare pratica nella direzioni dei lavori di allestimento di stand anche notevolmente complessi dal punto di vista costruttivo. Il vigore creativo e l'accrescimento delle competenze nei settori professionali oggetto del mio lavoro sono talmente intensi da essere quasi palpabili.

Alla fine del 1993 mi laureo in Architettura con una tesi che ha per oggetto la riqualificazione architettonica ed urbanistica dell'area occupata da uno stabilimento farmaceutico a Roma.

Nel 2001 la seconda svolta: decido che devo passare in un'azienda più grande ed approdo all'attuale, presso la quale mi occupo sempre di mostre, fiere ed eventi di comunicazione. Il mio ruolo è quello dell'Exhibition Manager.

Riprendo a viaggiare (per lavoro) con destinazione Italia, Giappone, Belgio, Olanda e Germania. E siamo ai giorni nostri.

Il 23 maggio 2005 nasce mio figlio Luca e la vita assume tutto un'altro sapore. C'è una gioia immensa, ma avverto palpabile l'incertezza del futuro e le difficoltà che dovremo affrontare.
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C'era una volta a Roma un bambino nato senza respirare (seconda parte)

Con l'approssimarsi degli esami di 3a media, arrivò la scelta delle scuole superiori. I risultati di un test attitudinale consigliavano la strada del liceo artistico, ma la tumultuosità di quegli anni, le scuole autogestite e occupate, le continue assemblee che vedevano proprio i licei artistici (denominati anche "sperimentali") in prima fila, mi dirottarono (in questo senso spinsero i miei genitori) verso un'altro indirizzo. Siamo nel 1977.

Dal canto mio l'importante era, allora, non incappare nel latino e nel greco, materie che, supponevo, mi sarebbero state indigeste. Mi ero fissato con l'elettronica (in realtà, da appassionato di musica, ero attratto dagli apparecchi che la riproducevano) e pensai: dai proviamo, vuoi vedere che ho trovato la mia strada? Mi sbagiavo di grosso....
Mi ritrovai così all'Istituto Tecnico Industriale San Filippo Neri (che non esiste più) in una classe tutta rigorosamente al maschile (i preti che la gestivano decisero di aprire le porte al gentil sesso l'anno dopo il mio diploma). Ben presto capii che la scelta non era stata delle più felici. In matematica avevo grandi problemi ed anche l'elettronica non era quella che pensavo. Il corpo docente non era dei migliori; spesso, per essere promossi, si era costretti a sostenere dei corsi aggiuntivi, da pagare a parte rispetto alla retta mensile.
Ancora ricordo un professore di matematica che, candidamente, ci ringraziò perché grazie a quei corsi aveva potuto comparsi l'auto nuova. Inoltre, la presenza in classe di alcuni veramente portati per l'elettronica, aveva generato un isolamento di coloro che non erano così dotati in quel campo, per cui in classe, spesso assistevo, invece che a delle spiegazioni ad un'intera classe, a colloqui "privati" tra il professore e quei tre o quattro genietti.
Mi consolavo con l'italiano e con la condotta che, da 10 passò a 9, in quanto "non è possibile che uno abbia 10 in condotta" (frase del professiore di Diritto).

Ebbene si, sono stato sempre un tipo tranquillo, di quelli che non hanno mai avuto una gran voglia di fare i "capopopolo"; avevo la passione per ciò che mi piaceva e su quello mi impegnavo. Così, arrivato alla fine del 4° anno feci un esame di coscienza e capito che non era il caso di perpetuare un'agonia, magari iscrivendomi alla facoltà di ingegneria, pensai che avrei dovuto puntare su un talento naturale ormai acclarato, quello per il disegno, ed una passione emergente, quella per la grafica e per il design. La prima meta fu Urbino, dove all'Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (l'ISIA) venni a sapere che a Roma era possibile frequentare un analogo corso legato al design.

Gli esami di maturità, li sostenni con un personale distacco e con un risultato non brillantissimo (43/60). L'italiano è la materia che scelsi di portare come prima (con gioia della professoressa che si sentiva snobbata all'interno di un contesto "scientifico") grazie alla quale racimolai un 10 allo scritto ed un 10 all'orale (con giallo finale).
Dopo lo scritto, un tema sulla Questione meridionale, infarcito ci citazioni tratte dalle novelle di Giovanni Verga che avevo letteralmente divorato alcuni mesi prima, il professore che svolgeva le funzioni di membro interno, mi prese da una parte chiedendomi a bassa voce da che parte avessi copiato, avanzando il dubbio che non si potesse fare un'analisi della questione, così lucida e così ben scritta a soli 18 anni.
Allo scritto, ad una domanda sulla Divina Commedia, che la professioressa non riuscì a spiegarci durante le normali ore di lezione, limitandosi a qualche frettoloso incontro pomeridiano, risposi che non era in programma, invitandoli a farmi un'altra domanda.
Venni poi a sapere che quella professoressa, grazie a quella mia battuta rimasta a verbale, fu invitata ad allontanarsi dalla scuola.
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C'era una volta a Roma un bambino nato senza respirare (prima parte)

Quel bambino ero io. Non volevo nascere, qualcosa doveva avermi insospettito.
Ho deciso di fare mia questa frase (in realtà di Achille Occhetto, che così si presenta nel suo libro "Secondo me" edito da Piemme) da quando ho preso definitivamente coscienza di come vanno le cose in questo mondo. Ma avremo il tempo di tornarci sopra.
Ritengo sia il momento giusto per le presentazioni che saranno, deliberatamente, più estese di quelle stringate e asettitiche che si inviano alle aziende, infarcite di episodi legati alla mia vita privata oltre ché professionale.


Sono nato a Roma il 15 marzo 1965, alle 21 e 40 di un freddissimo lunedì (adoro il freddo, la neve, la montagna, mal sopporto il caldo e l'appiccicaticcio della salsedine marina: vedete come tutto torna?), con 15 giorni di ritardo rispetto al previsto, con il cordone ombelicale intorcigliato alla gola, sotto il segno dei Pesci ascendente Scorpione, in una clinica nei pressi della Stazione Termini ora sede della Facoltà di Psicologia dell'Università La Sapienza.

Nasco con la matita tra le mani (il disegno è stata sempre una mia passione ed è qualcosa che mi è riuscito straordinariamente bene fin dall'età prescolare) tant'è che quando non ne una tra le mani, passo il tempo a tracciare nell'aria, con le dita, forme immaginarie. Quando i miei la sera guardavano la televisione, io per ore disegnavo consumando una straordinaria quantità di fogli di carta.

Il mio approccio con la scuola parte bene. Siamo nel 1970 e all'asilo, ed oltre a piempire di bastoncini interi quaderni a quadretti (che noia, a 5 anni già disegnavo automobili...) lavoriamo come giardinieri e piantiamo alberi. In quell'asilo, ce n'è uno piantato da me che conta ormai quasi 27 anni.

Le elementari e le medie, scorrono senza problemi, con gioia e serenità. La maestra prima (la compianta Matteucci) ed i professori poi, sono molto bravi: fin da subito, le materie che più mi attraggono e sulle quali mi applico di più sono l'italiano, la geografia (a proposito, un'altra mia passione erano gli atlanti geografici e le mappe autostradali che mi portavo ovunque e sui quali studiavo e viaggiavo con la mente, preludio di quanto mi sarebbe accaduto lavorando), le applicazioni tecniche e artistiche (ovvio, si disegnava), la musica ed il francese.
Ricordo ancora il pianto che mi feci all'inizio delle medie quando alle varie sezioni vennero abbinate le lingue straniere. Io avrei voluto fare inglese, ma a me toccò il francese. Alla fine ne fui contentissimo: il mitico prof. Prano, con il suo metodo di studio, insegnò a tutta la classe a parlare francese, ma sul serio. Personalmente, mi sono innamorato della lingua e della sua pronuncia che era talmente buona (a suo dire) che mi venne chiesto di andare in giro per le altre classi per farla ascoltare.
Oggi è la lingua straniera che meglio padroneggio e che tanto mi è servita nelle mie trasferte di lavoro.

Gli unici problemi erano con l'aritmetica (che dal secondo anno delle medie si sarebbe chiamata matematica): il continuo cambio di professori mi fece perdere il bandolo della matassa che ancora oggi stento a ritrovare.
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Allora ci siamo.

Occupandomi di comunicazione, per anni avevo accarezzato l'idea di avere un sito internet personale da utilizzare come strumento di lavoro e di relazione. L'evoluzione dei servizi offerti dalla rete ha poi reso disponibili i blog, et voilà, in mezza giornata o poco più, il gioco è fatto.
Vorrei che questo blog evolvesse in uno strumento a metà strada tra il punto d'incontro professionale dedicato a coloro che si occupano di fiere e servizi correlati e luogo informale dove parlare di temi legati alla comunicazione ed ai mezzi di comunicazione tuot court, con qualche incursione nel mondo della musica, delle lettere, del buon mangiare e del buon bere.

Un saluto a Gabriele Rossi da Giulianova

Vorrei popolare la sezione dei link, proponendovene alcuni legati alla scrittura (intesa come arte dello scrivere) ed alla comunicazione che, a suo tempo, mi consigliò un caro ex collega, Gabriele Rossi, abruzzese, anche lui come me appassionato di comunicazione (ma lui scrive anche dei libri), grande appassionatao della nostra bella lingua italiana.
Non è facile incontrare giovani tra i 30 ed i 40 anni dotati di un eloquio così ricco, tant'è che quando eravamo insieme in azienda, una visita presso la sua stanza ed una chiacchierata mattutina prima di immergerci ognuno nei rispettivi compiti, era divenuta una salutare (per la mente) e piacevole abitudine.
Ho trovato tutti i siti da lui consigliati molto interessanti e stimolanti, percìò voglio condividerli con voi. Ne aggiungerò, un po' alla volta, anche di miei.
Dal momento che ho sempre creduto che la comunicazione è condivisione di conoscenze (come del resto dice la radice latina del termine "communis-agere") e non quell'orticello da difendere con il filo spinato, pubblico anche l'indirizzo del suo sito personale (magari facciamo uno scambio link, che ne dici, Gabriele?)