5.1.07

Boom di piccole e medie imprese nell'ict, fitness e agroalimentare

Una notizia che giunge dall'Ufficio studi di Confartigianato - strettamente legata all'andamento del settore fieristico e del suo indotto, nonché alle caratteristiche strutturali tipiche dell'Italia - fotografa un Paese i cui abitanti sono attratti dall'alta tecnologia, attenti al benessere fisico e cultori della buona tavola. Sono infatti ben 34.700 le piccole imprese nate dal 2002 ed operanti nei comparti dell'information technology, delle attività ricreative e del fitness, dell'agroalimentare e della tutela ambientale.
I centri benessere, con un tasso di crescita del 69,3% dal 2002 ad oggi, detengono il record di natalità imprenditoriale. Anche il turismo si conferma grande motore di piccola imprenditorialità, in particolare nella costruzione e manutenzione di imbarcazioni sportive e da diporto.
Continua intanto la tendenza positiva dei settori dell'informatica e telecomunicazioni che contano un totale di 13.690 piccole aziende: dal 2002 al 2006 ne sono state avviate 2.288, per un tasso di incremento del 20,1%. Aumentano i buongustai, e così l'alimentare non conosce crisi: negli ultimi 4 anni, le imprese di questo comparto sono cresciute dell'11,9%, passando da 69.149 nel 2002 a 77.398 nel marzo 2006. Confartigianato segnala in particolare le buone performances delle attività di gelateria (+18,8%) e di pasticceria (+14,8%).
A fronte di questi dati che testimoniano la grande vivacità imprenditoriale di gran parte del tessuto delle piccole e medie imprese in Italia, note dolenti arrivano dal tessile, dall'abbigliamento, dal settore della lavorazione del legno, riparazione di auto e moto e riparazione di beni personali.
Si tratta di un quadro che conferma le tendenze di consumo - ed di stili di vita - degli italiani, negli ultimi anni: il grande sviluppo di internet (anche se rimaniamo tra i fanalini di coda in Europa per l'utilizzo del www) e una significativa ascesa dei pc, soprattutto nelle famiglie, ed un'attenzione per le genuinità della tavola alla quale ho accennato in altri post.
Di contro, sappiamo del livello di sofferenza del settore tessile sotto i colpi delle concorrenza cinese; per quanto riguarda la lavorazione del legno e la riparazioni di auto, moto e beni personali, la propensione è, nei primi due casi, ad affidarsi a network di officine specializzate e particolarmente attrezzate a scapito del piccolo meccanico di una volta (a causa anche della sempre maggiore sofisticazione dei veicoli che impone al meccanico un continuo aggiornamento professionale, soprattutto nel campo dell'elettronica); nel terzo caso, il consumatore tende a sostituire il bene per la scarsa convenienza economica che ha nel farlo riparare (emblematico è il caso dei calzolai, praticamente scomparsi, almeno a Roma).
Questa notizia conferma anche i motivi per cui il sistema fieristico italiano gode di buona salute. Ciò che ne ha determinato il successo è la presenza di un sistema produttivo fatto di aziende medio-piccole ed una pressoché assenza di grandi gruppi imprenditoriali (l'esatto contrario di quanto è accaduto nel nord America dove, guardacaso, il sistema delle fiere è meno sviluppato che in Europa).
Ne deriva quindi la necessità, che potremmo definire "strutturale", di utilizzare la fiera come mezzo commerciale, ma anche di vendita e di comunicazione, d'elezione, in grado di far raggiungere alle aziende audience e mercati altrimenti irragiungibili con altre modalità.
Technorati Profile

Nessun commento: