4.4.07

L'etica del marketing

Informandomi su ciò che sta accadendo a seguito delle misure di liberalizzazione prese dal governo in materia di telecomunicazioni, soprattutto in riferimento all'abolizione dei costi di ricarica delle prepagate, e leggendo delle lamentele degli utenti che hanno visto modificarsi al volo i piani tariffari, nei costi e nelle modalità, mi sono venute in mente alcune considerazioni sull'etica del marketing (da qualche giorno a questa parte sto deviando dal percorso naturale di questo blog, promettendovi di tornare presto a parlare di fiere).
Quali sono le azioni che non rendono rispondente ai principi etici una politica di marketing? Ad esempio, occultare informazioni sulla funzione, sul valore, sull'uso, sui cambiamenti della natura e della qualità di un prodotto; oppure, l'occultazione del prezzo pieno di un acquisto, la pratica del prezzo predatorio o la manipolazione della disponibilità di un prodotto.
Ecco allora che mi vengono in mente le compagne telefoniche nostrane (ma non solo loro, ovviamente), che invece di operare in regime di concorrenza, hanno come obiettivo primario la crescita degli utili e delle quote di mercato a tutti i costi, quindi a scapito dei diritti dell'utenza. La soluzione più facile, e più miope, è quindi il recupero attraverso azioni non etiche (basta aprire un giornale per scoprire quali) di quella quota di introiti una volta derivanti dai costi di ricarica, evidentemente molto, molto corposa, con la modifica automatica dei piani tariffari, senza il consenso dell'utente, o l'applicazione di un sovrapprezzo sull'invio degli sms.
Penso alle compagnie aeree che per anni hanno pubblicizzato costi ingannevoli, che nella realtà sono molto superiori a quanto strillato, od a certe vendite promozionali, di fatto inesistenti, poiché le unità disponibili per ogni singola referenza soggetta a sconto, sono talmente ridotte in numero da risultare introvabili.
Il comportamento di queste aziende rappresenta una anomalia tutta italiana. Un'azienda straniera che opera in Italia, ad esempio, lo fa applicando principi di marketing che altrove sarebbero censurati come non etici. Spesso sentiamo dire che l'ingresso di corporate straniere in Italia (pensiamo alle banche) può rappresentare un vantaggio per il nostro Paese sotto il profilo della concorrenza e della tutela dei consumatori. Il fatto è che queste aziende si adeguano immediatamente al costume italiano, per cui il beneficio è praticamente nullo.
Credo che in Italia, su questo campo ci sia ancora molta strada da percorrere e che un consumo consapevole deve passare anche attraverso la lettura di queste considerazioni.

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