23.4.07

Detto tra noi

Oggi si apre una nuova sezione del blog nella quale raccoglierò le risposte ai commenti più interessanti lasciati dai naviganti di Marketing fieristico.
Questa mattina ho trovato nella mia casella di posta la mail del sig. Viganò, il quale scrive:
"Non è che il fenomeno delle fiere diffuse svaluterà le fiere più importanti?
Siamo così sicuri che la fiera sia ancora uno strumento di marketing e comunicazione?
C'era bisogno di un'altra fiera sul turismo? Già non funzionano quello che ci sono, e dopo il flop di Globe a Roma assisteremo anche al flop di GoSlow?"
Non credevo che parlare della Fiera di Venezia e di GoSlow (una nuova manifestazione che si tiene nella città lagunare) generasse un vespaio di polemiche così accese (già avevo ricevuto altri commenti negativi su questa nuova iniziativa).

Ma andiamo per ordine. Il lettore probabilmente fraintende il senso che intendevo dare al concetto di fiera diffusa, quando si pone il dubbio che questa possa svalutare le fiere più rinomate. Con la definizione "fiera diffusa" intendevo differenziare le caratteristiche logistiche degli spazi espositivi di Venezia, rispetto a quelli che ritroviamo nelle altre città, che dispongono, per le loro caratteristiche territoriali, di Quartieri in cui i padiglioni sono racchiusi da limiti ben precisi.
Credo che questa sia una caratteristica tutta veneziana che rappresenta una risposta alla vicinanza di aree fieristiche maggiormente affermate ed attrezzate che gravitano nelle zona (potremmo parlare di concorrenza fieristica tra le varie sedi, ma a questo argomento è necessario dedicare un post a parte). Un quartiere fieristico veneziano tradizionalmente inteso, sarebbe, per dirla fuori dai denti, assolutamente inutile. Pur non essendo un conoscitore delle cose di Venezia, credo che la città abbia altre emergenze ed altre priorità alle quali guardare.

Riguardo poi al dubbio sul ruolo come strumento di marketing e comunicazione svolto dalle fiere, ritengo che la risposta sia assolutamente positiva: le fiere sono uno strumento di comunicazione e marketing fondamentale per le imprese, soprattutto per i mercati business, che richiedono un approccio specialistico sia dell'espositore che dell'organizzatore, e sono anche in grado di alimentare un rapporto di scambio con il territorio ospitante, offrendo visibilità e ricadute economiche (basterebbe leggere qualche dato monetario sull'indotto, per verificarne l'importanza, oppure una recente ricerca commissionata da AEFI e condotta da Eurisko).
Potrei pensare che il signor Viganò è il titolare di un'azienda che opera nel turismo e che è rimasto "scottato" da una partecipazione che non ha avuto i riscontri desiderati (magari per errori di programmazione), ma ciò non fa che rafforzare quanto detto nel paragrafo precedente.
Se poi così non fosse, molte persone dovrebbero cambiare mestiere (me compreso), il corso di laurea in economia della Bocconi dovrebbe essere drasticamente ridimensionato, le migliaia di imprese che solo in Italia operano nel comparto dovrebbero chiudere e probabilmente il commercio mondiale si fermerebbe.

Riguardo alle fiere dedicate al turismo, le mie opinioni (sempre in risposta ai dubbi sollevati) sono queste.
C'era bisogno di un'altra fiera sul turismo? Dipende dagli obiettivi che gli organizzatori dell'evento si sono posti, in termini di quantità di espositori e visitatori. L'idea, si per sé, potrebbe essere buona in quanto va a coprire una nicchia particolare, anche se il rischio di duplicazione dei titoli è sempre in agguato. Come sempre, sul futuro di questa manifestazione sarà il mercato a decidere e conteranno le capacità organizzative e gli eventuali appoggi politici.
Già non funzionano quello che ci sono. Non è vero. La BIT (che è una Borsa, piuttosto che una Fiera) funziona bene ed è, insieme a Berlino e Parigi, l'evento più affermato in Europa per il comparto del turismo (ma attenti a Madrid); poi c'è la BTC di Firenze che dal 2007 sarà a Roma con uno spazio molto più ampio a disposizione. Globe07 ha pagato lo scotto della prima edizione (29.000 operatori professionali presenti come visitatori, contro i 105.000 della BIT), ma Roma, con il nuovo Quartiere, ha bisogno di un'affermazione internazionale come player di altro livello e le caratteristiche di questa manifestazione si discostano da quelle della kermesse milanese. Sarà necessario attendere qualche anno che capire le dinamiche delle esposizioni che ultimamente stanno riservando non poche sorprese (Globe è organizzata in partnership con Rimini e potremmo anche aspettarci un trasloco... ma questa è solo un amia supposizione).
Translate this blog in english

Technorati Profile

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono Giovanni Viganò, sono stato frainteso e la sintesi non è la mia migliore qualità. Quello che volevo dire, sullo stesso argomento lo stesso presidente di Astoi (Asssociazione Italiana Tour Operator) è intervenuto, ogni città che ha uno spazio fiera e anche quello che non lo hanno come Venezia, si sono "create" una fiera sul turismo, un argomento ritenuto facile e di grande inbteresse, per esempio Bergamo ha la fiera low cost, Pescara ecotur, Genova turismo scolastico, Riva del garda Biteg, Rimini TTG, Napoli......, citarle tutte è impossibile, c'è più di una fiera al mese a livello nazionale. Un altra cosa sono invece il Bit e le fiere internazionali di Berlino e Londra. Di fronte a delle disponibilità di budget che si riducono c'è un incremento del numero di fiere, alcune organizzate molte bene orientate al business o direttamente al consumatore altre meno. Il settore del turismo negli ultimi annni ha visto cambiare il sistema di distribuzione, e ampliare le possibilità di marketing e comunicazione grazie all'avvento delle nuove tecnologie. Credo che tutto ciò non sia stato molto compreso dagli enti fieristici.
Un esempio il Bit ancora suddiviso in destinazioni come venti anni fa, mentre oggi i turisti si muovono con logiche differenti.
Il giudizio non positivo su Venezia è determinato da diversi fattori.
non ho un mio blogger lascio la mia email giovanni.vigano@hotmail.it