21.11.06

Giovanni Rana e le fiere


Qualche giorno fa mi è capitato di leggere, non ricordo su quale testata o sito internet, della Laurea Ad Honorem in Relazioni Pubbliche conferita di recente dalla IULM di Milano a Giovanni Rana. Ricordo di aver incontrato il nostro ad una fiera (se non ricordo male, a Verona) molti anni fa, quando ancora il suo marchio non era noto al grande pubblico, in uno stand trasformato per l'occasione, in un ristorante dove gli avventori - trade e consumatori finali - venivano invitati da Rana in persona, a sedersi ed a gustare non un assaggio, ma un vero piatto di paste all′uovo o ripiene. Le capacità comunicative dell'uomo e dell'imprenditore allora parvero quasi eccessive, rispetto alla seriosità delle altre aziende espositrici.
Il successo che ne è scaturito, noto a tutti e sicuramente fortemente spinto dai massicci investimenti pubblicitari stampa e tv, risiede sicuramente, per una parte che ritengo assai poco trascurabile, nel modo di utilizzare il ‟mezzo‟ fiera, a testimonianza della sua forza e valenza in termini di opportunità di comunicazione e di vendita per un'impresa.
Ancora oggi, quando partecipo a manifestazioni fieristiche, mi imbatto in stand che testimoniano chiaramente la scarsa attenzione data a tali appuntamenti da molte imprese in termini di programmazione e organizzazione della partecipazione, di rapporti con il visitatore/prospect/cliente da parte dello staff di stand, ed altro ancora.
Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente in un riscontro negativo in termini di bilancio fatto dall'azienda al termine della fiera, che potrebbe decidere di diseratare quell'appuntamento o, peggio, di perdere fiducia nel mezzo. Ed in una economia come quella italiana, fatta di medie, piccole e piccolissime imprese, snobbare le fiere è un lusso che nessuno può permettersi.
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