27.12.06
Friol e le patate di Leonessa
Una delle recenti news di e20express racconta del progetto Friol per le Sagre che ha visto la sua conclusione annuale il 16 dicembre scorso con la Superzeppolata di Vibo Valentia, manifestazione gastronomica dedicata alle famose frittelle, giunta alla sua sesta edizione e divenuta famosa per l’utilizzo di una maxi padella del peso 1.120 kilogrammi e del diametro di 4 metri.
A questo punto vi chiederete: cosa c'entrano la Superzeppolata, le patate di Leonessa e le fiere?
A parte il fatto che a Natale il fritto è una delle pietanze che ne arricchiscono il menù, stiamo comunque parlando di eventi, anche se di carattere locale, con una risonanza che spesso va oltre i confini delle regioni ospitanti e che hanno il pregio di mantanere vive e diffondere quelle tradizioni culinarie che hanno reso celebre la cucina italiana nel mondo.
Friol, noto marchio di prodotti per la frittura, se n'è accorto da tempo e già da alcuni anni ha scelto di affiancare alcuni dei principali appuntamenti italiani nei quali sono protagoniste le fritture.
Ebbene, alcuni anni fa, in occasione di una delle edizioni della Sagra della Patata di Leonessa (piccolo centro montano alle pendici del Monte Terminillo in provincia di Rieti, famoso anche per il Palio del Velluto), nacque una polemica, a tratti anche molto vivace, sull'opportunità di accogliere come sponsor principale della manifestazione, un marchio che produce olii di semi vari considerati, da molti, di caratteristiche "impoprie" se confrontati con la tradizione ed il legame con il territorio di un olio extravergine di oliva tipico della Sabina e della provincia di Rieti (l'olio extravergine di oliva di questi luoghi è stato il primo, tra quelli prodotti in Italia, a ricevere dalla UE la Denominazione di Origine Protetta).
Allora ritenni quella polemica, indicativa di due diversi modi di intendere una sagra (un appuntamento sì locale, ma capace di raccogliere 50.000 presenze in un sol giorno) ed il suo legame con il territorio, inteso non solo come circondario, ma come insieme di tradizioni, prodotti ed economia locale. Da un lato i sostenitori di una visione che potrei definire "attuale", ovvero la possibilità - oltre ché di ottenere qualche centinaio di litri di olio omaggio - di propagare l'immagine, e la notorietà, a livello nazionale. di un piccolo centro chiuso tra i monti dell'Appennino centrale; dall'altra, gli strenui difensori di un patromonio asse portante dell'economia locale (appunto, l'olio extravergine d'oliva).
Tra le due fazioni, manco a dirlo, ha finito per prevalere la prima: grazie al contributo dello sponsor, si evita una sovrapposizione di input (una sagra dedicata alle patate non può e non deve essere anche una sagra dedicata anche all'olio d'oliva, anche se la calendarizzazione dei prodotti potrebbe suggerirlo), mentre la frammentazione della produzione locale dell'olio - ed una certa riottosità degli imprendotori del luogo - avrebbe reso difficile, se non impossibile, il "salto di qualità" della manifestazione.
Per la promozione dell'olio extravergine d'oliva locale esistono, per fortuna, associazioni ed iniziative in grado di fare molto.
Per chi volesse saperne di più sull'olio extravergie di oliva e sulla Sabina, può contattarmi.
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