27.6.07

Ancora sul futuro delle fiere

Torno sull'argomento. Credo ci sia da fare un'essenziale distinzione tra fiere b2b e b2c. Finora abbiamo sempre visto al questione delle fiere per le imprese.
Da addetto ai lavori che cerca di interpretare determinati segnali, la convergenza tra comparto fieristico e nuovi media/modalità di comunicazione non mi sembra sia così sentita a livello consumer.

Qui prevale la voglia di spettacolarizzare l'evento fieristico.
Mi spiego. Al MotorShow le aziende partecipano poiché il format della manifestazione, ricco di eventi motoristici di sostegno, garantisce successo di pubblico (in termini quantitativi e di interesse verso il settore);
al MotorShow i visitatori partecipano numerosi perché, oltre a poter visionare le novità del mercato, possono essere protagonisti diretti o indiretti di esperienze emozionanti.
Poco importa se l'organizzatore o l'espositore fa uso di strumenti di comunicazione innovativi basati sul marketing di prossimità o guerrilla: la comunicazione è insita nel
prodotto stesso (la gara piuttosto che la possibilità di incontrare Valentino Rossi).

Lo stesso potremmo affermare per le fiere dedicate al vino; l'ultima edizione di Vitigno Italia ha introdotto un elemento di spettacolarizzazione con la figura del Personal Wine Trainer.
Qui, la platea dei possibili fruitori di una comunicazione che utilizza nuove tecnologie e nuovi concept è talmente eterogenea che, effettivamente, si correbbero grandi rischi di inefficienza del sistema.

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