30.4.07

L'impatto delle trasformazioni della distribuzione sulle fiere

Le profonde trasformazioni che hanno interessato, in termini di modernizzazione e razionalizzazione, il commercio e la distribuzione in Italia, a partire dall'ultimo decennio del secolo scorso, stanno avendo, ed avranno in futuro, un impatto anche sul comparto fieristico.
È quanto emerge da una ricerca commissionata da AEFI e condotta da TradeLab nel corso del 2005 sui settori che maggiormente sono stati investiti dai cambiamenti: edilizia e bricolage, elettronica di consumo, abbigliamento, pelletteria e accessori.
Nel complesso, anche se con differenze anche accentuate tra settore e settore, si è assistito ad una diminuzione, in termini numerici, dei punti vendita indipendenti e plurimarca, a favore di un forte aumento delle superfici di grandi dimensioni gestite da grandi gruppi sia italiani che stranieri.
Soffermandoci oggi su edilizia e bricolage (settori che sottendono prodotti profondamente diversi tra di loro, ma in larghissima parte complementari), emergono da parte degli operatori del settore, due richieste che attendono una risposta da parte degli organizzatori: la biennalità degli eventi di respiro internazionale che si svolgono in Italia (Saie, Saie2, Cersaie, Eima) e specializzazione degli eventi legata ad una maggiore profondità dell'offerta.
La richiesta di biennalità degli eventi (peraltro già attuata dai titoli competitors europei) risponde al fatto che i settori in oggetto hanno raggiunto una elevata maturità dovuta ad una scarsa innovazione di prodotto, così come basso è il tasso d'ingresso di nuovi produttori (è quanto accade nel campo degli apparecchi illuminanti con Expoluce).
La richiesta di una maggiore profondità dell'offerta è data dal fatto che le manifestazioni italiane vengono considerate ancora troppo generaliste, tendendo cioè, ad affrontare tutti gli aspetti del comparto senza approfondirne qualcuno in particolare.
È quindi divenuta pressante la necessità di avere in Italia più eventi specializzati in luogo di pochi generalisti che, per lo più, si sovrappongono per date e contenuti con quelli che si svolgono altrove.
Oggi, le possibilità di effettuare e concludere scambi commerciali si sono ampliate, quindi si è rafforzato il ruolo della fiera, per i settori edilizia e bricolage, come centro di informazione (quindi organizzazione di convegni, presentazione di ricerche).
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27.4.07

Bari: firmata un'intesa per la cultura tra Fiera del Levante e Teatro Petruzzelli

«Nel mondo, quando si parla di Bari, si pensa al Teatro Petruzzelli e alla Fiera del Levante. Abbiamo voluto legare questi due elementi che identificano il territorio per proporre una sinergia strategica che promuova i processi di diffusione della cultura e di sviluppo del territorio».
Con questa premessa, il presidente dell’Ente Autonomo Fiera del Levante, Cosimo Lacirignola, ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il presidente della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli Teatri di Bari, Michele Emiliano.
La convenzione prevede che la Fiera metta a disposizione i propri spazi per l’organizzazione di iniziative culturali, teatrali e musicali. La Fondazione si impegna a sua volta a sostenere le manifestazioni organizzate dalla Fiera, promuovendo la Campionaria e tutte le rassegne specializzate.
Spazio 7 nella Fiera del Levante ospiterà l’8 e il 10 giugno il dramma lirico «Attila» di Giuseppe Verdi. Il 6 settembre, due giorni prima dell’inaugurazione della Campionaria, si ospiterà, invece, la Israel Philharmonic orchestra diretta da Zubin Metha. In programma la Settima sinfonia di Mahler. A marzo il palco di Spazio 7 sarà conquistato dal pianista Giovanni Allevi.
Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto nel padiglione 96 dove la Fondazione, in occasione della 37esima edizione di Expolevante, ha proposto un percorso d’arte tra scenografie, costumi e oggetti scenici del Teatro Petruzzelli.
Fonte: Tafter

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26.4.07

Nella Tuscia Viterbese un Laboratorio per imprese turistiche e dei prodotti tipici

Un Incubatore di imprese specializzato nei percorsi di promozione e valorizzazione delle attività imprenditoriali legate alle filiere della cultura, dei beni culturali, del turismo e dei prodotti tipici, e un Laboratorio all’interno della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo: sono due tra i progetti di punta che BIC Lazio sta portando avanti per contribuire allo sviluppo economico del territorio.
Propedeutico alla nascita dell’Incubatore, in programma entro il 2009, il Laboratorio intende infatti di sensibilizzare ed orientare tutti coloro che siano interessati ad avviare una attività nel settore di specializzazione del futuro Incubatore, e per la definizione del sistema dei servizi da implementare.
Il Laboratorio si propone come luogo di confronto e di scambio di idee, progetti ed esperienze tra docenti, studenti, esperti ed operatori pubblici e privati del settore, edè finalizzato all’orientamento e alla preparazione degli studenti verso le modalità di autoimpiego ed alla loro piena informazione sui diversi settori di intervento delle imprese culturali.
Fonte: BIC Lazio

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25.4.07

La concorrenza fieristica (seconda parte)

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Ricollegandomi a quanto detto nel precedente post, relativamente alle fiere dedicate al turismo (nei suoi vari aspetti e tendenze) che si svolgono nella stessa area di influenza in cui gravita Venezia ed il suo GoSlow
(al quale stiamo facendo un bel po' di pubblicità gratuita), la presenza di più eventi che contengono elementi molto simili tra di loro, denota un'inefficienza del sistema.
Come ho avuto modo di commentare in un precedente post, il mercato fieristico europeo (per cui anche quello italiano) è invitato da più parti a fare uno sforzo di aggregazione delle risorse disponibili. La proliferazione di sempre nuovi eventi cozza con le rinnovate capacità di penetrazione dei marcati che le aziende hanno, in maniera piuttosto svincolata dalle proprie dimensioni, grazie all'avvento delle nuove tecnologie ed ai siti specializzati nella vendita di pacchetti turistici online.
Oggi abbiamo due tendenze trainanti: la svolta tecnologica e la riscoperta della natura.
La svolta tecnologica ha determinato che anche un piccolo hotel, un agriturismo e persino un ristorante, hanno la possibilità di entrate in contatto con potenziali clienti solo pochi anni fa irraggiungibili.
La riscoperta della natura (ed il business che intorno si è sviluppato, vedi le tante fiere dedicate al wellness) ha determinato un forte impulso del turismo nei parchi e nelle riserve naturali, delle vacanze in bicicletta e del trekking (solo per citare gli aspetti più eclatanti) e GoSlow cercherà di cavalcare quest'onda.
L'esigenza di dare vita a manifestazioni fieristiche molto simili tra di loro e per lo più in concorrenza sul piano territoriale (questo, a mio avviso è l'aspetto più critico della questione) appare quindi anacronistico, oltre ché sbagliato in termini di programmazione. Rimanendo al settore turistico, la sensazione generalizzata è che ci sia uno scarso coordinamento tra società di gestione dei Quartieri, ed una volontà da parte dei creatori dei progetti (case editrici, società di eventi) di "fare cassa" senza badare al contenuto dell'offerta.
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24.4.07

La concorrenza fieristica (prima parte)

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I commenti che ho ricevuto a seguito del post nel quale ho dato notizia del GoSlow di Venezia, ed i scambi di opinione che ne sono seguiti, mi spingono ad affrontare il tema della concorrenza fieristica.
Il tutto nasce dalle perplessità sollevate dai lettori del blog riguardo l'effettiva necessità di aprire una nuova manifestazione dedicata al turismo, visto l'affollamento presente in Italia in tal senso.
Le chiavi di lettura per determinare il successo di una manifestazione sono molte ed attengono alla fase di progettazione dell'evento, per meglio dire, alla fase dello studio di fattibilità, concluso il quale si potrebbe optare per l'aborto dell'operazione.
Semplificando, prima di lanciare un nuovo prodotto sul mercato, è opportuno verificare cosa hanno fatto, ed in quali condizioni, i nostri competitor, per definire gli elementi distintivi del nuovo progetto e valutare le infrastrutture delle quali siamo dotati, in modo da poter competere sul mercato nel migliore dei modi.
Una delle chiavi di lettura per determinare la sostenibilità di una manifestazione in una data area locale è data dall'analisi dei seguenti fattori:
- accessibilità al quartiere fieristico (e prima ancora alla città che lo ospita)
- quartieri e manifestazioni concorrenti
- varietà e completezza delle produzioni dell'area scelta come sede della manifestazione
- domanda delle imprese (nel caso di manifestazioni business o miste)
- domanda delle famiglie (nel caso di manifestazioni consumer).
Premesso che non conosco GoSlow se non in modo superficiale e che le informazioni in mio possesso sono quelle di pubblico dominio (15.000 visitatori nell'edizione 2006, circa 90 espositori ed una location con il Forte Marghera che risulta essere ancora in fase di recupero), è comunque chiaro che la manifestazione appartiene al folto gruppo di quelle degli scambi locali, mercati di distribuzione in cui espositori e visitatori provengono dalla zona o dagli immediati dintorni della sede fieristica.
Se prendiamo una cartina geografica e tracciamo una circonferenza con un raggio di circa 100-150 km e facciamo centro su Venezia, troviamo almeno 4 centri fieristici che offrono un evento dedicato al turismo: a Padova, "Vacanze Weekend" e "Waterways Expo", a Udine "NaturalMente Show", a Rimini "TTG", "TTI" e "Luoghi" (anche "Mondonatura" ha una sezione dedicata al turismo all'aria aperta" e per chiudere, Vicenza propone "Tempo Libero" (una sorta di doppione di Mondonatura).
Tutti questi eventi hanno le loro peculiarità (Rimini è più b2b che b2c), ma credo che se si facesse uno sforzo organizzativo, e soprattutto di razionalizzazione (ma cui entriamo nel campo della pura fantafieristica, vista la competizione tra città ed organizzatori), tutti questi eventi (se conto bene, siamo a 9 compreso l'incriminato) potrebbe essere ridotti a 2, uno a Rimini ed uno all'area del nord-est, concentrando quindi le risorse e dando maggiore impulso ai singolo evento.
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23.4.07

Detto tra noi

Oggi si apre una nuova sezione del blog nella quale raccoglierò le risposte ai commenti più interessanti lasciati dai naviganti di Marketing fieristico.
Questa mattina ho trovato nella mia casella di posta la mail del sig. Viganò, il quale scrive:
"Non è che il fenomeno delle fiere diffuse svaluterà le fiere più importanti?
Siamo così sicuri che la fiera sia ancora uno strumento di marketing e comunicazione?
C'era bisogno di un'altra fiera sul turismo? Già non funzionano quello che ci sono, e dopo il flop di Globe a Roma assisteremo anche al flop di GoSlow?"
Non credevo che parlare della Fiera di Venezia e di GoSlow (una nuova manifestazione che si tiene nella città lagunare) generasse un vespaio di polemiche così accese (già avevo ricevuto altri commenti negativi su questa nuova iniziativa).

Ma andiamo per ordine. Il lettore probabilmente fraintende il senso che intendevo dare al concetto di fiera diffusa, quando si pone il dubbio che questa possa svalutare le fiere più rinomate. Con la definizione "fiera diffusa" intendevo differenziare le caratteristiche logistiche degli spazi espositivi di Venezia, rispetto a quelli che ritroviamo nelle altre città, che dispongono, per le loro caratteristiche territoriali, di Quartieri in cui i padiglioni sono racchiusi da limiti ben precisi.
Credo che questa sia una caratteristica tutta veneziana che rappresenta una risposta alla vicinanza di aree fieristiche maggiormente affermate ed attrezzate che gravitano nelle zona (potremmo parlare di concorrenza fieristica tra le varie sedi, ma a questo argomento è necessario dedicare un post a parte). Un quartiere fieristico veneziano tradizionalmente inteso, sarebbe, per dirla fuori dai denti, assolutamente inutile. Pur non essendo un conoscitore delle cose di Venezia, credo che la città abbia altre emergenze ed altre priorità alle quali guardare.

Riguardo poi al dubbio sul ruolo come strumento di marketing e comunicazione svolto dalle fiere, ritengo che la risposta sia assolutamente positiva: le fiere sono uno strumento di comunicazione e marketing fondamentale per le imprese, soprattutto per i mercati business, che richiedono un approccio specialistico sia dell'espositore che dell'organizzatore, e sono anche in grado di alimentare un rapporto di scambio con il territorio ospitante, offrendo visibilità e ricadute economiche (basterebbe leggere qualche dato monetario sull'indotto, per verificarne l'importanza, oppure una recente ricerca commissionata da AEFI e condotta da Eurisko).
Potrei pensare che il signor Viganò è il titolare di un'azienda che opera nel turismo e che è rimasto "scottato" da una partecipazione che non ha avuto i riscontri desiderati (magari per errori di programmazione), ma ciò non fa che rafforzare quanto detto nel paragrafo precedente.
Se poi così non fosse, molte persone dovrebbero cambiare mestiere (me compreso), il corso di laurea in economia della Bocconi dovrebbe essere drasticamente ridimensionato, le migliaia di imprese che solo in Italia operano nel comparto dovrebbero chiudere e probabilmente il commercio mondiale si fermerebbe.

Riguardo alle fiere dedicate al turismo, le mie opinioni (sempre in risposta ai dubbi sollevati) sono queste.
C'era bisogno di un'altra fiera sul turismo? Dipende dagli obiettivi che gli organizzatori dell'evento si sono posti, in termini di quantità di espositori e visitatori. L'idea, si per sé, potrebbe essere buona in quanto va a coprire una nicchia particolare, anche se il rischio di duplicazione dei titoli è sempre in agguato. Come sempre, sul futuro di questa manifestazione sarà il mercato a decidere e conteranno le capacità organizzative e gli eventuali appoggi politici.
Già non funzionano quello che ci sono. Non è vero. La BIT (che è una Borsa, piuttosto che una Fiera) funziona bene ed è, insieme a Berlino e Parigi, l'evento più affermato in Europa per il comparto del turismo (ma attenti a Madrid); poi c'è la BTC di Firenze che dal 2007 sarà a Roma con uno spazio molto più ampio a disposizione. Globe07 ha pagato lo scotto della prima edizione (29.000 operatori professionali presenti come visitatori, contro i 105.000 della BIT), ma Roma, con il nuovo Quartiere, ha bisogno di un'affermazione internazionale come player di altro livello e le caratteristiche di questa manifestazione si discostano da quelle della kermesse milanese. Sarà necessario attendere qualche anno che capire le dinamiche delle esposizioni che ultimamente stanno riservando non poche sorprese (Globe è organizzata in partnership con Rimini e potremmo anche aspettarci un trasloco... ma questa è solo un amia supposizione).
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Avviso ai naviganti

Una comunicazione di servizio. Questo blog è sempre più letto ed è iniziata anche una certa interattività con i navigatori. Credo che a questo punto sia necessaria l'apertura di una nuova sezione nella quale raccoglierò le mie opinioni sui commenti al blog, che riterrò più interessanti.
Molti lasciano commenti interessanti ma anonimi; invito tutti coloro che desiderano inviarne uno, e non sono dotati di un blog personale, a fornire un indirizzo di posta elettronica che utilizzerò solo al fine di rispondere privatamente al commento, poiché ritengo che sia sempre un'occasione persa quando non si riesce ad interagire su questioni interessanti.
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20.4.07

Per gli appassionati di design e architettura

È in corso in questi giorni (fino al 23 aprile 2007) il Salone Internazionale del Mobile di Milano. Su questo evento si è detto tutto, quindi inutile aggiungere altro, se non un consiglio: andatelo a visitare, se potete, anche se non siete interessati particolarmente al settore, oppure fate un giro tra gli innumerevoli eventi del FuoriSalone, probabilmente il modo più interessante per scoprire cosa c'è dietro al concetto di design e per scoprire una delle anime di Milano.
In questo post, vorrei invitarvi alla lettura di alcuni articoli apparsi sullo Speciale del Corriere della Sera dedicato all'evento. Il primo riguarda Euroluce, la biennale che accompagna il Salone: un interessante sguardo sulle tendenze della progettazione della luce, uno degli aspetti, a mio parere, più importanti - ed intriganti - non ancora sufficientemente esplorato e tenuto in considerazione.
Sullo stesso tema, un articolo di Ingo Maurer, tra più importanti designer in questo campo, che con le sue parole ha sintetizzato in modo sublime lo stato dell'arte del fare luce.
Lo sapevate che Flou, la nota marca che produce letti - ed abbigliamento per i letti e la camera da letto - è siciliana? Vi consiglio di leggere l'intervista a Rosario Messina, fondatore di Flou, uno dei personaggi di influenti ed autorevoli dell'industria italiana del mobile, nonché presidente del COSMIT, l'istituzione che organizza il Salone; ho avuto modo di conoscerlo personalmente ed è un personaggio assolutamente eccezionale.
Per finire, l'articolo che introduce Best Up, il circuito dell'abitare sostenibile, trend sempre più ricco di proposte, la cui presentazione è accompagnata (fino a questa sera alla Fabbrica del Vapore, quindi se siete a Milano, andateci) da una performance di Studio Azzurro un gruppo di videoartisti di rilievo mondiale (non li conoscevo, ma ciò che ho visto nel loro sito mi fa venire voglia di mollare tutto ed unirmi a loro).
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19.4.07

Promuovere le fiere per promuovere l'economia italiana

Nel post di ieri vi ho parlato dei volumi presentati a margine del convegno che si è tenuto a Roma sul rapporto tra promozione del sistema fieristico ed economia italiana.
Tutti i relatori, tra i quali il ministro del Commercio internazionale Emma Bonino, il direttore generale dell'ICE Massimo Mamberti ed il presidente di AEFI Raffaele Cercola, sono stati concordi nell'indicare come obiettivi comuni - dopo la profonda ristrutturazione che ha portato alla trasformazione dei Quartieri fieristici italiani in società per azioni - una maggiore spinta verso l'internazionalizzazione delle manifestazioni ed una maggiore attenzione allo spreco di risorse, dovuto alla calendarizzazione che, in Italia, spesso, crea sovrapposizioni e cannibalizzazioni.
Per entrambi questi aspetti, strettamente correlati tra di loro, l'Italia sconta uno svantaggio che viene da lontano e che per buona parte è attribuibile alla frammentazione del sistema produttivo che vede una quantità di piccole e medie imprese manifatturiere (quelle che, per tradizione, in Italia sono maggiormente sensibili all'utilizzo della fiera come veicolo promozionale, di vendita e possibilità di raggiungere nuovi mercati) nettamente superiore rispetto ai principali competitor europei (Germania e Francia).
Il comparto fieristico italiano dovrà quindi saper interpretare positivamente un trend, che dura da alcuni anni, che vede sempre meno risorse destinate al mercato fieristico europeo (quindi: esasperazione della competitività tra gli operatori fieristici; necessità degli espositori di essere presenti al di fuori dei confini continentali), a favore quindi, di una sempre maggiore attenzione verso i mercati emergenti asiatici e mediorientali.
Essendo il mercato fieristico europeo in mano ai Quartieri (le multinazionali private dell'organizzazione di fiere, si contano sulle dita di una mano), è necessario per questi, stipulare partnership nei mercati extraeuropei.
Finora, la parte del leone, su questo campo, la stanno facendo i tedeschi che, per tradizione (ma supportati anche dai numeri) hanno il maggior numero di attori capaci di competere a livello internazionale. Mi riferisco alle varie Messe: Hannover, Frankfurt, Koln, Dusseldorf e l'emergente Lipsia. Non a caso, la Germania è il Paese con il più alto numero di manifestazioni riconosciute internazionali e sono questi i Quartieri che possono contare su una presenza fissa con proprie rappresentanze sparse per i mondo.
L'Italia è ancora la regina delle fiere nazionali e regionali: non a caso, a noi, è attribuita la fetta più grande (tra le nazioni con il settore fieristico più sviluppato) degli spazi affittati per questa categoria di manifestazioni (1).
Da queste evidenze, scaturisce la necessità, ribadita nel convegno, di mettere mano al calendario e di puntare su pochi titoli (nel 2004, le manifestazioni riconosciute internazionali erano 195, secondi i dati rilevati da AEFI nel 2004, su circa 1000 che annualmente si tengono in Italia), per poter giocare alla pari una sfida che consentirà di dare una grande mano alla crescita l'economia.

(1) Fonte: Elaborazione CERMES-Bocconi su dati FKM, MinAP, OJS, AFE, EVA (anno 2000)

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18.4.07

TCI e Alinari hanno presentato due volumi sulle fiere in Italia

A margine dell'incontro di presentazione del programma di promozione del comparto fieristico italiano, realizzato da AEFI nell'ambito dell'Accordo di settore con il Ministero del Commercio Internazionale ed ICE, che si è tenuto a Roma lo scorso 3 aprile e sul quale vi ragguaglierò con un prossimo post, sono state presentate due interessanti iniziative editoriali curate da Alinari e dal Touring Club Italiano.
Il volume edito da Alinari (ItaliaFiera
dalle Esposizioni universali al mercato globale 1861-2006), ha come maggior pregio quello di rendere una storia della trasformazione delle manifestazioni fieristiche italiane attraverso le splendide immagini custodite dall'archivio fotografico fiorentino.
Al volume è affidato il compito di testimoniare le radici del sistema fieristico italiano ed il contributo alla storia economica del nostro Paese. Le fotografie documentano le Grandi Esposizioni che hanno segnato i primi anni dell’Unità d’Italia, le campionarie, l’avvio di fiere specializzate che si sono poi rivelate motore dell’economia nelle diverse aree e per i diversi settori fino ad arrivare allo sviluppo di soluzioni tecniche per i quartieri e a concept fieristici che ci pongono all’avanguardia nel mondo in molti campi.
I testi sono di Z. Ciuffoletti e R. Riannetti ed il prezzo di copertina è di 40 euro.
Il volume edito dal TCI (Fiere ed Esposizioni in Italia) è un prodotto che, partendo dagli eventi fieristici, approda, nel più classico stile editoriale dell'associazione, alla giuda turistica di alto livello, con informazioni dettagliate, oltre che sugli oltre 40 Quartieri italiani, sulle opportunità turistiche, di ospitalità e di svago offerte dalle città italiane sedi di zone espositive.
Il volume sarà in libreria a partire dal prossimo 6 giugno al prezzo di 18 euro.
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17.4.07

Ancora sull'ultimo Vinitaly

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Prendo spunto da un commento di Giampaolo Paglia (titolare della casa vinicola Poggio Argentera), da me sollecitato riguardo le questioni sollevate nel precedente post dedicato alla rassegna veronese, riguardanti la natura business o consumer di Vinitaly.
Premettendo, anzi confermando, che sono note a tutti gli addetti del settore, le vicissitudini e le difficoltà organizzative di una partecipazione fieristica, specie quando il budget è esiguo (soprattutto in relazione alla quantità di manifestazioni da presidiare durante l'anno), una delle possibili soluzioni potrebbe essere quella di avere giorni di apertura dedicati al pubblico generico distinti da quelli dedicati al pubblico di addetti ai lavori (come accadeva in occasione dello SMAU, prima che tornasse ad essere una manifestazioni only business).
Ciò permetterebbe:
di accontentare sia l'una che l'altra fetta di pubblico;
di porre l'espositore nelle condizioni di adeguarsi alle diverse richieste ed ai diversi atteggiamenti dei visitatori, evitando un netto squilibrio tra trattamento del frequentatore business e consumer, fermo restando che la maleducazione che porta allo scontro fisico pur di accaparrarsi il gadget di turno, attiene ad altre sfere della comunicazione e nell'immediato può essere risolta solo consigliando agli espositori (come personalmente faccio) di evitare la distribuzione di materiale che distoglie l'attenzione dal prodotto (meglio puntare sull'originalità e sulla qualità dello stand, in grado di attrarre un pubblico più "educato").
Spezzando una lancia a favore della categoria della quale faccio parte, quella degli Exhibition Advisor, consiglierei ai produttori di far gestire le partecipazioni fieristiche ad un esperto esterno o interno, che sia dedicato esclusivamente a tale compito, sollevando tutto il resto dello staff da incombenze non strettamente attinenti al core business aziendale.
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16.4.07

VeneziaFiere, un esempio di fiera diffusa

Oggi parliamo di un Quartiere fieristico molto particolare, quello gestito da VeneziaFiere SpA, che propone annualmente una serie di appuntamenti prevalentemente dedicati al turismo, all'arte ed alla natura, in linea con i principali atout della città lagunare.
Innanzitutto, la particolarità principale sta nella diffusione degli spazi: non essendo dotata Venezia di un vera e propria area dedicata alle fiere, le manifestazioni si svolgono nei terminal passeggeri 107 e 108, nei pressi della stazione FS di S. Lucia, al Forte Marghera e sull'isola di S. Servolo.
Il calendiario di VeneziaFiere, attualmente, conta si 5 titoli: Nature (Fiera del naturale e del benessere), GoSlow (Salone del turismo lento), Venice Video Art (Salone del video d'arte), BBC Expo (Salone dei beni e delle attività culturali) e Restaura (Salone del restauro dei beni culturali).
Le rassegne in elenco confermano il nord-est come regione d'elezione per due trend estremamente interessanti, relativi al wellness ed al restauro. Non lontano (abbiamo avuto modo di parlarne in questo blog), a Ferrara, si tiene uno dei Saloni più importanti d'Italia nel campo del restauro e della conservazione, mentre son Vicenza e Verona di è costituito un polo dedicato al benessere personale.
L'appuntamento più vicino per VeneziaFiere, è costituito dall'accoppiata Nature e GoSlow che apriranno i battenti il 1 giugno prossimo e per tre giorni accoglieranno non meno di 15.000 visitatori, pronti ad esplorare tutti gli aspetti legati ad una precisa scelta per la qualità della vita: alimenti sani, cure non invasive, usanze, tradizioni e abitudini quotidiane naturali.
Molto interessanti e quantomai attuali, le tematiche affrontate da
GoSlow, il salone del turismo lento e della mobilità dolce, nato dalla passione dell’andare adagio e pacatamente lungo strade, sentieri e paesi, ch’era poi il viaggiare dei grandi descrittori dei secoli scorsi: "Go Slow si lega anche al tema della mobilità dolce, un modo privilegiato di conoscere il territorio con attività all’aria aperta, con mezzi e forme ecocompatibili. Go Slow promuove la valorizzazione del territorio con il fine di renderlo riconoscibile a tutti per i valori
positivi trasmessi dai paesaggi, dalla natura, dalla cultura, dalla storia e dalle tradizioni".
Per ogni altra informazione sulle manifestazioni in programma a Venezia, fate riferimento al link qui sotto o a quello riportato nell'elenco dei link, sulla destra dei post.
Fonte del virgolettato: VeneziaFiere
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13.4.07

Statistiche delle fiere

Molti mi chiedono dove trovare dati statistici aggiornati sulle fiere. Eccoli accontati: sul sito del Comitato Fiere Industria c'è una sezione dedicata che consente un'ampia possibilità di estrarre dati per anno, sede, numero di espositori, visitatori e mq allestiti.
Inoltre, oggi ho inserito un contatore, quindi il basso numero di accessi non tiene conto, ovviamente, di tutti quelli che ci sono stati da novembre in poi (circa 3.200 secondo il rapporto di Google).
Scusate la brevità, ma arrivati a venerdì pomeriggio la fatica si fa sentire.

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12.4.07

Vinitaly 2007: evento Business o Consumer?

Dopo una lunga pausa, torno a parlare di fiere, dedicandomi alla recente edizione del Vinitaly, commentata da Deborah Baldasarre con un suo articolo su MyMarketing.Net, ripreso da Tafter.
Nel pezzo, sintetizzato nel suo titolo, si fa riferimento al sempre crescente successo di pubblico per questa manifestazione, che è annoverata tra quelle business (quindi dedicata agli operatori del settore, insieme al Vinexpo di Bordeaux ed al Prowein di Dusseldorf) ma è aperta anche al pubblico non addetto ai lavori, previo pagamento di un biglietto d'ingresso di 35 euro.
Il format della manifestazione, voluto dagli organizzatori, fa in modo di privilegiare le transazioni economiche tra produttori e buyer, ma è anche vero, come affermato nell'articolo, che "emerge la necessità di fare sistema per migliorare l’offerta a un pubblico di appassionati (tra professionisti, imprenditori e manager) sempre più ampio ed esigente", testimoniato anche dal crescente interesse per il turismo legato al vino.
L'atteggiamento di alcuni, molti produttori è, invece, quello di allontanare quest'ultima fetta di pubblico, "infastiditi dalla presenza di persone che non costituiscono un potenziale contatto commerciale, ma solo un costo", ma che in prospettiva, possono trasformarsi in consumatori reali.
L'articolo di Deborah Baldasarre innesca una serie di riflessioni che coinvolgono sia lo stile di comunicazione adottato dai produttori, sia la manifestazione in quanto tale.
Per fare un paragone sportivo, potremmo dire che essendo il Vinitaly tra le più grandi vetrine espositive europee, la partecipazione di un produttore a tale evento è vista come una sorta di Olimpiade alla quale ci si prepara durante tutto l'anno, con la speranza di portare a casa qualche medaglia, sotto forma di premio vero e proprio o di quantità e qualità dei contratti stipulati. La concentrazione sui risultati economici della partecipazione è massima, in quanto tra gli obiettivi del produttore vi è anche quello di massimizzare l'investimento sostenuto per la partecipazione (noleggio area, stand, trasferta del personale, e così via).
Ciò fa perdere di vista l'altra fetta di pubblico che, nell'immediato, è interessata all'assaggio e alla degustazione. Qui entrano in gioco le competenze e le capacità comunicative, ed organizzative, dell'espositore: "la soluzione adottata in alcuni stand è uno spazio riservato agli appuntamenti business, un altro ai momenti di incontro con gli altri visitatori, in cui un esperto li avvicina fisicamente ed emozionalmente al prodotto".
Vinitaly fa parta di quelle manifestazioni che hanno la duplice veste di evento business e consumer (come, ad esempio, il Salone Internazionale del Mobile di Milano) nelle quali l'espositore dovrebbe, non foss'altro per rispetto nei confronti di quanti hanno pagato un biglietto, mettere sullo stesso piano, anche se in aree giustamente distinte, il buyer ed il wine lover (come è stato definito dagli organizzatori della manifestazione, l'amante della cultura che ruota intorno al vino), preparandosi adeguatamente ad affrontare i due tipi di pubblico con materiali e bottiglie in quantità adeguata, magari organizzando degli appuntamenti cadenzati per razionalizzare i contatti.
Personalmente ritengo che sotto il profilo comunicazionale, le aziende vinicole italiane debbano apprendere molto, passando da una visione puramente commerciale del loro operare ad una più orientata al marketing ed alla sapienza comunicativa; basterebbe prendere esempio, da ciò che tanti anni fa, agli albori della sua attività, faceva il buon Giovanni Rana all'interno dei suoi stand o da come fui accolto da un viticoltore bretone che per illustrarmi la bontà dei suoi vini, non esitò a stapparne una bottiglia per ogni tipo.
In definitiva, credo che non sia necessario, né proficuo, scindere Vinitaly in due manifestazioni distinte. Credo sia necessario semmai uno sforzo culturale ed un approccio diverso al mercato da parte dei produttori ed un impulso alle tante manifestazioni prettamente consumer dedicate al vino che ogni anno si svolgono in Italia, magari in un'ottica di concentrazione su pochi e selezionati appuntamenti che possano fare da contrappeso, ad esempio, al Salone di Gusto di Torino, altro evento di riferimento nel settore eenogastronomico.

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10.4.07

A proposito di Italia.it (sesta ed ultima parte)

Con quest'ultimo post chiudo il ciclo di riflessioni su Italia.it, più per impedire che il blog diventi monocorde che per mancanza di argomenti sul tema, che restano in piedi con il loro carico di attualità.
Confrontando il portale in questione con quello, analogo, prodotto dall'ufficio del turismo francese (la Francia è per tradizione, una della nazioni che meglio sanno comunicare il proprio territorio), ma anche con il sito del Touring Club Italiano, noto una sostanziale differenza che, in prima istanza, potremmo ascrivere ad una scelta di linguaggio: la grafica e l'organizzazione dei contenuti, in Italia.it appaiono quasi minimaliste.
Da un certo punto di vista, questo potrebbe essere un pregio che porta ad una maggiore razionalizzazione e fruibilità delle informazioni; ma da un altro punto di vista, questa semplificazione può dare l'impressione che manchi qualcosa. Rimanendo alla superficie, il sito francese propone, tra l'altro, una sezione dedicata ai banner di aziende partner (AirFrance per i collegamenti aerei, TGV per i treni e così via) ed un collegamento con le agenzie di viaggio che offrono pacchetti turistici per visitare la Francia.
In Italia.it, ciò di cui avverto la mancanza, è di quel pò di affollamento che offre, se ben trattato, quella sensazione di "molto da dire, molto da vedere", che ritroviamo anche nel sito del TCI. Nella sezione "Scopri l'Italia", poi, l'approfondimento delle informazioni locali è demandato ai siti che ognuna delle regioni ha realizzato, quindi con contenuti non propri (quei 45 milioni di euro... a volte ritornano), ma soprattutto con una fastidiosa discontinuità di comprensione dei contenuti, per cui un cinese che non legge l'inglese termina la sua navigazione poiché non trova più la sua lingua.
Da un punto di vista tecnico, esiste un bug nella sezione Photomagazine, cui incorrono gli utenti Mac, che si trovano costretti ad uscire dal browser per poter proseguire nella navigazione, segno di un frettoloso test di funzionamento del portale per tutte le piattaforme più comunemente in uso.
Una critica mi sento di rivolgerla anche ai contenuti multimediali ed alla assoluta mancanza di poter scaricare l'enorme quantità di brochure che le regioni e le APT (e non solo loro) producono ogni anno per informare il turista.
Mi sembra un pò poco, e forse anche vagamente autoreferenziale, inserire nei contenuti multimediali l'intervista a Rutelli ed un paio di altre cose, che a mio parere, doppiano le clip di presentazione delle regioni, di cui vi ho parlato qualche post fa.
Dopo tante critiche, una nota di merito: la Macchina del Tempo è una interessante sezione che consente di scoprire e ricordare (soprattutto agli italiani) gli accadimenti storici più importanti che hanno visto protagonista il suolo italiano.
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6.4.07

A proposito di Italia.it (quinta parte) e buona Pasqua!

Scusate se insisto, ma più ci penso e meno comprendo il senso di questa operazione. Naturalmente, le riflessioni che faccio sono completamente dissociate dalla visione che la politica ha avuto, ed ha tutt'ora, del progetto di questo portale, il cui compito è, almeno nelle intenzioni, di rinnovare la comunicazione e la promozione del turismo in Italia.
Ma il buon senso ci dice che la politica è il più delle volte lontana dalla realtà, per cui finisce per concepire progetti lodevoli nelle intenzioni, ma irrealizzabili una volta calati nel contesto economico e sociale contingente.
Sinceramente, ancor prima delle obiezioni alla grafica del logo, ai contenuti ed alla struttura del sito web, mi sfugge il senso dell'operazione nei termini di necessità di duplicare qualcosa che già esiste.
Mi spiego meglio: esiste un ente pubblico, l'ENIT, che già dovrebbe assolvere al compito di sviluppare le politiche del turismo in Italia, dotato di un sito che per grandissima parte possiede dei contenuti che sono stati inglobati in Italia.it.
Come esiste una organizzazione storica, quale è il Touring Club Italiano, a cui va dato il merito di fare moltissimo per divulgare la conoscenza del nostro Paese, non solo sotto il profilo semplicemente turistico.
A scapito di sembrare ingenuo (bisognava dare 45 milioni di euro a qualcuno), non sarebbe stato più logico e razionale pensare, ad esempio, ad una cooperazione tra ENIT e TCI, piuttosto che ad una riorganizzazione di un ente pubblico che langue ormai da molto, troppo tempo?

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5.4.07

A proposito di Italia.it (quarta parte)

Dicevamo dell'ingente somma stanziata per Italia.it. Ho navigato nel sito, e più navigavo, più pensavo a quei 45 milioni di euro, aspettandomi di imbattermi in qualche prodigio del web senza precedenti. Ma andiamo per ordine (tenendo sempre a mente il costo).
Una delle cose più interessanti è senza dubbio la serie di 20 filmati dedicati alle regioni italiane, con l'intervento di famosi (almeno in Italia) personaggi della cultura e dello spattacolo. Filmati non brevi, di pregevole fattura ed elevata qualità video, che però nelle sezioni di lingua straniera del sito non hanno un doppiaggio, e nemmeno una sottotitolatura.
Avendo partecipato alla produzione di molti filmati, sia industriali che promozionali, mi sono permesso di fare due conti per vedere se i 45 milioni di euro non erano sufficienti allo scopo: 20 filmati (20 regioni) per un costo che potremmo ipotizzare compreso tra 500mila euro e 1 milione di euro, fanno un totale tra i 10 e i 20.000 milioni di euro. Considerando che un doppiaggio di ottima qualità, per i filmati in oggetto, può costare intorno ai 2.000 euro cadauno, avremmo avuto un esborso aggiuntivo di 120.000 euro (ogni filmato doveva essere doppiato in tre diverse lingue).
Il risultato è che i navigatori di lingua inglese, tedesca e cinese possono vedere belle immagini senza però capire una parola di quello che viene detto.
A proposito: ma i francesi, gli spagnoli, i russi ed i giapponesi, in Italia non ci vengono? O meglio, forse non interessa che vengano? Va bene che la newsletter è disponibile in tutte queste lingue, ma non sarebbe stato il caso di tradurre anche il sito?

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4.4.07

L'etica del marketing

Informandomi su ciò che sta accadendo a seguito delle misure di liberalizzazione prese dal governo in materia di telecomunicazioni, soprattutto in riferimento all'abolizione dei costi di ricarica delle prepagate, e leggendo delle lamentele degli utenti che hanno visto modificarsi al volo i piani tariffari, nei costi e nelle modalità, mi sono venute in mente alcune considerazioni sull'etica del marketing (da qualche giorno a questa parte sto deviando dal percorso naturale di questo blog, promettendovi di tornare presto a parlare di fiere).
Quali sono le azioni che non rendono rispondente ai principi etici una politica di marketing? Ad esempio, occultare informazioni sulla funzione, sul valore, sull'uso, sui cambiamenti della natura e della qualità di un prodotto; oppure, l'occultazione del prezzo pieno di un acquisto, la pratica del prezzo predatorio o la manipolazione della disponibilità di un prodotto.
Ecco allora che mi vengono in mente le compagne telefoniche nostrane (ma non solo loro, ovviamente), che invece di operare in regime di concorrenza, hanno come obiettivo primario la crescita degli utili e delle quote di mercato a tutti i costi, quindi a scapito dei diritti dell'utenza. La soluzione più facile, e più miope, è quindi il recupero attraverso azioni non etiche (basta aprire un giornale per scoprire quali) di quella quota di introiti una volta derivanti dai costi di ricarica, evidentemente molto, molto corposa, con la modifica automatica dei piani tariffari, senza il consenso dell'utente, o l'applicazione di un sovrapprezzo sull'invio degli sms.
Penso alle compagnie aeree che per anni hanno pubblicizzato costi ingannevoli, che nella realtà sono molto superiori a quanto strillato, od a certe vendite promozionali, di fatto inesistenti, poiché le unità disponibili per ogni singola referenza soggetta a sconto, sono talmente ridotte in numero da risultare introvabili.
Il comportamento di queste aziende rappresenta una anomalia tutta italiana. Un'azienda straniera che opera in Italia, ad esempio, lo fa applicando principi di marketing che altrove sarebbero censurati come non etici. Spesso sentiamo dire che l'ingresso di corporate straniere in Italia (pensiamo alle banche) può rappresentare un vantaggio per il nostro Paese sotto il profilo della concorrenza e della tutela dei consumatori. Il fatto è che queste aziende si adeguano immediatamente al costume italiano, per cui il beneficio è praticamente nullo.
Credo che in Italia, su questo campo ci sia ancora molta strada da percorrere e che un consumo consapevole deve passare anche attraverso la lettura di queste considerazioni.

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To my English speaking readers

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A proposito di Italia.it (terza parte)

Sulla scia dei commenti negativi a Italia.it, oggi ne riporto uno che è stato pubblicato di MyMarketing.net e che pubblico integralmente. Come vedete, sono in buona compagnia.

L'Italia ha un nuovo logo. Si chiama
"It" ed è stato realizzato da un'agenzia americana, la Landor (vincitrice del bando per realizzare il logo su 70 agenzie partecipanti). Il tricolore lascia il passo ad un nuovo marchio in cui compare il nero, il rosso e il verde (a cui, a seconda dei casi, si può aggiungere uno sfondo bianco). Un simbolo che ha entusiasmato il premier Romano Prodi («è estremamente bello») e il vice premier Francesco Rutelli («si presta ad innumerevoli declinazioni»), in cui, come ha spiegato il concept del progetto dell’agenzia Landor, «convivono maschile e femminile, passato e futuro, serietà e ironia, stabilità e movimento, razionalità e fantasia, dovere e piacere». Con questa operazione «si vuole trasmettere il progetto di un paese più affidabile e responsabile, ma sempre connotato da eleganza, creatività, flessibilità e vitalità». Un Paese «capace di evolvere e guardare al futuro senza cancellare i tratti migliori della sua identità».Ma non mancano le perplessità sulla scelta di affidare la creazione del nuovo simbolo dell'Italia ad un estro creativo oltre confine, tra cui Lorenzo Strona, Presidente dell'Unicum da cui riceviamo e trasmettiamo le seguenti dichiarazioni.

"Ritengo di una "modestia" sconcertante il segno grafico scelto come marchio destinato a firmare le iniziative a sostegno del turismo italiano. [...] In merito alla decisione di affidare questo progetto ad una referenziatissima impresa americana, anziché ad uno dei tanti ed altrettanto bravi graphic designer del nostro Paese, mi pare si possa azzardare l'opinione che sia quantomeno inutile celebrare l'Italia come la culla dell'arte e della creatività e poi, alla prima occasione, forse temendo l'accusa di provincialismo, correre ad affidarsi ai "guru" americani del branding. Degna di nota e del tutto condivisibile, a questo proposito, è l'amarissima dichiarazione del Presidente della Triennale (inizialmente prevista come location per la presentazione del contestatissimo marchio), Davide Rampello: " …un logo americano per l'Italia mortifica i tanti bravi designer italiani - penso a Mario Bellini, Pierluigi Cerri, Bob Noorda, Ettore Sottsass - proprio nella sede dove verrà allestito il Museo del design italiano…".
Ma ahimè il discusso "it" non è che la punta dell'iceberg. Una dichiarazione del Ministro Rutelli chiarisce le intenzioni sulle iniziative che verranno intraprese per illustrare al mondo i punti di forza dell'offerta turistica italiana: "concentreremo il nostro impegno su tre capisaldi: la montagna, il golf ed il turismo in bicicletta".
Niente da dire sulla montagna (anche se, nell'immaginario collettivo dei nordeuropei e degli americani, l'idea della vacanza in montagna si associa, piuttosto che al nostro Paese, alla Svizzera ed all'Austria), ma decidere di promuovere il turismo golfistico in un paese dove le infrastrutture dedicate sono - soprattutto nel Mezzogiorno - assolutamente carenti e comunque non paragonabili a quelle proposte dai nostri competitor, mi pare un azzardo assolutamente fuori luogo.
Ma la "perla" è il turismo in bicicletta: ve li immaginate gruppi di ciclisti, muniti di zainetto regolamentare e caschetto protettivo, impegnati a zigzagare tra gli autotreni sulla Via Emilia o sulla Paullese, inspirando a pieni polmoni, dosi da cavallo delle vituperatissime polveri sottili e delle altre schifezze che contaminano l'aria della pianura padana?
Al cospetto di simili manifestazioni di "creatività" l'orgoglio di patria rischia di subire un fiero colpo. Ma - proprio perché non tutto il male viene per nuocere - finisce per ridimensionarsi anche il pregiudizio di molti connazionali nei confronti dell'esecutivo in carica, per lasciare spazio ad interrogativi e considerazioni più orientate alla razionalità.
Una per tutte: "In che mani - e alla mercé di quali "menti" - abbiamo messo il futuro di questo nostro Paese?"

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3.4.07

A proposito di Italia.it (seconda parte)

Torniamo sull'argomento. Ho detto del logo, sul quale non mi pronuncio per il motivo di cui al post precedente (mi limito a dire che, a pelle, non mi entusiasma). Venendo al sito, la situazione di complica e non di poco.
La prima osservazione riguarda lo stanziamento destinato al progetto del portale: si è parlato di cifre astronomiche (45 milioni di euro) che non possono giustificare la semplice progettazione e realizzazione di un portale che, ad una prima analisi che ho condotto in parallelo con altri due siti, uno francese ed uno svizzero, inerenti sempre al settore della promozione ed informazione turistica, non sembra avere caratteristiche particolari rispetto alla concorrenza. Nel senso che è strutturato esattamente come deve esserlo un portale destinato ad illustrare un Paese sotto il profilo delle opportunità turistiche rivolte ad un pubblico mondiale (semmai, manca qualcosa, ma lo vedremo più avanti).
Viene quindi il dubbio che la cifre di cui si è favoleggiato, o contemplavano anche un articolatissimo piano promozionale e pubblicitario, destinato a sostenere o riposizionare l'Italia come "prodotto" unitario (negli ultimi anni, la comunicazione turistica è stata assoggettata alla devoluzione, per cui ogni regione si è mossa autonomamente), oppure si è trattato della solita storia di sperpero di denaro pubblico: in parole povere, non servivano decine di milioni di euro per costruire Italia.it.
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2.4.07

Aiutiamo Edoardo e gli altri bambini che soffrono

Avete fatto caso al banner che trovate dal qualche giorno sul lato destro del blog? Approfitto di questo spazio per portare alla vostra attenzione il caso di due bambini, affetti da gravi malattie e che per questo necessitano dell'aiuto di tutti noi, anche solo di divulgare le cure delle quali hanno bisogno.

Vi invito, per esempio, a cliccare su Aiutiamo Edoardo e ad installare anche sul vostro sito o blog uno dei banner disponibili per diffondere il più possibile la conoscenza del suo caso. Edoardo è un cucciolo di tre anni, che vive a Roma ed è affetto da Leucodistrofia metacromatica (MLD), una malattia genetica il cui esito può essere fatale se i soggetti colpiti non vengono sottoposti a cure continue.

Un altro caso è quello del piccolo Giovanni Guglielmo, un piccolo di soli 7 mesi, nato negli Stati Uniti ma di origini italiane, che sta combattendo contro una rarissima patologia cromosomica, definita NEMO, che causa al neonato ogni forma di malattia, dalla colite alle emorragie interne.
Dal sito apprendo che il piccolo è stato sottoposto da pochi giorni ad un trapianto di midollo, unica cura per sconfiggere la patologia, il cui esito ancora non è certo. Vi invito a visitare il sito internet per leggere come fare per aiutare Giovanni e la sua famiglia, del cui caso si sta interessando tutto il mondo.
Scusate questo post, non fatto per elevare l'audience di questo blog, ma pensato con il cuore di chi da quando è diventato papà, ha capito che cosa meravigliosa sono i bambini.
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L'eccezionale promozione di CliccaLavoro.it

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Ricevi questo messaggio perché sei iscritto al sito CliccaLavoro.it"
Questo il contenuto dell'ultima newsletter che ho ricevuto nella mia casella di posta elettronica da parte di questo sito di recruitment online. Davvero un bell'esempio di come utilizzare a fini promozionali, nient'affatto attinenti al lavoro, uno strumento di comunicazione che dovrebbe aiutare a trovare un'occupazione piuttosto che aiutarci a farci spendere del denaro, che molto probabilmente non abbiamo.
A tutti coloro che frequentano CliccaLavoro.it: che ne dite di eliminarlo dai nostri preferiti?
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